I bambini dipendono dalla televisione e poi anche dai videogiochi e se è vero che da che mondo e mondo si additano come cattivi maestri questi strumenti comuni in ogni casa, c’è però da chiedersi come mai si arrivi a parlare di dipendenza. Lo spiega una ricerca riportata dal Fatto Quotidiano.
Linda Maggiori, nel suo blog sul Fatto Quotidiano, prende a titolo esemplificativo alcune statistiche che narrano di una generazione di teledipendenti, quella che deve ancora venir fuori dai banchi di scuola. Ecco quello che dice in apertura della sua trattazione
Si calcola che in media i bambini passano dalle 2 alle 6 ore al giorno davanti uno schermo (piccolo o grande che sia), e questo provoca dei cambiamenti nel cervello molto simili a quelli che si riscontrano in alcolisti e consumatori abituali di cocaina. Questo è quello che dice la ricerca dello psicologo Aric Sigman, citata dallo stesso ex ministro inglese per l’infanzia Tim Loughton: a sette anni la maggior parte dei bambini ha già trascorso un anno della propria vitadi fronte a tv e videogiochi; la maggior parte dei bambini e ragazzi tra i 12 e i 15 anni ha accesso in casa a ben cinque schermi: il televisore principale della famiglia, il proprio in camera da letto, una console di gioco portatile, smartphone e un computer.
Il problema è proprio questo che gli effetti del consumo di tv e videogiochi sono del tutto simili a quelli di alcool e droga. Come se ne viene fuori? Definendo dei rituali, spiegando ai bambini il risparmio di tempo e di denaro che segue un consumo moderato di tv e videogiochi, facendo nascere in loro l’esigenza di qualcosa di diverso.