Il pianto di un neonato e’ sicuramente la prima forma di linguaggio per attirare l’attenzione su di se, per potersi mettere in comunicazione con chi si prende cura di lui o per scaricarsi da qualche tensione. Infatti egli reagisce in modo diverso alle varie situazioni. Ma con il passare del tempo gli stessi genitori, una volta entrati in sintonia con il bimbo, imparano a capire e dare il sostegno che gli serve.
Anche se non esistono delle vere e proprie regole per l’interpretazione di questi strilli, proviamo a diversificare i vari modi:
-il pianto per fame o sete che il bambino lo segnala con un pianto di allarme e lo interromperà non appena gli si porge il capezzolo o il biberon;
-il pianto per dolore che è facilmente riconoscibile perchè ha un timbro disperato e straziante;
-il pianto da disagio, stanchezza o fastidio è solitamente un pianto di sconforto o lamentoso;
-il pianto di necessità è perchè il bambino vuole essere coccolato;
-il pianto per troppo caldo o freddo avrà un tono irritato e stizzoso;
-il pianto per paura sarà angosciato accompagnato dal singhiozzo.
Quindi una volta compreso il motivo del pianto dobbiamo esaudire le richiesta del neonato in modo da alleviarlo dalla sua disperazione; quelle volte invece che non si riesce a capire cosa ha bisogna mantenere la calma, coccolarlo, stargli vicino, parlargli con tono calmo e magari mettergli una musichetta dolce per rilassarlo.
Resta il fatto comunque che dopo alcuni mesi il bimbo comincerà a comunicare in modo diverso attraverso i primi vocalizzi fino ad arrivare ad utilizzare il linguaggio vero e proprio, per cui diminuiscono notevolmente i suoi pianti che avverranno solo in alcune circostanze.