Con il caldo estivo arrivano anche gli incidenti favoriti dall’afa. Come la congestione, in agguato quando ci si tuffa in mare accaldati, soprattutto dopo aver mangiato. O quando si beve una bibita ghiacciata dopo una prolungata esposizione al sole. Un incidente che fa ogni anno oltre 50 vittime, soprattutto tra gli anziani e i bambini, come spiegano all’Adnkronos Salute gli esperti di emergenza Francesco Enrichez, vice presidente della Società italiana sistemi 118 (Sis 118), e il pediatra Antonino Reale, responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
I RISCHI DELLE CONGESTIONI
Non è facile stabilire un numero preciso per questi incidenti fatali, concordano gli esperti, perché sono classificati come annegamenti, spesso causati da congestione, ma non solo. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, ogni anno sono circa mille in Italia i casi di incidenti in acqua che portano a un ricovero. E di questi ultimi circa la metà, 400, sono mortali. “Negli ultimi anni – spiega Enrichez – sono aumentati enormemente anche i casi nei laghi e nei fiumi, in cui sono coinvolti stranieri, in particolare dell’Est, abituati a tuffarsi nelle acque dolci, ma che conoscono poco il territorio“.
LA CONGESTIONE
La congestione, nonostante le raccomandazioni ormai conosciute e ripetute da anni, “è un problema rilevante, specialmente in estate – continua Enrichez – perché, in particolare al Centro-Sud, è ancora frequente l’abitudine del picnic in spiaggia, senza rinunciare a tuffi dopo avere mangiato pesante, e l’utilizzo di bevande ghiacciate sotto l’ombrellone“.
CONSEGUENZE DELLA CONGESTIONE
E proprio questi comportamenti sono alla base della congestione: il sangue, infatti, affluisce agli organi interni e diminuisce nel cervello, un fenomeno tra l’altro molto più ‘facile’ negli anziani per i quali il flusso sanguigno si abbassa più rapidamente. Si può avere anche una perdita di coscienza. Uno svenimento che, in acqua, può diventare fatale. “Questo tipo di soccorso – spiega l’esperto – si fa in genere insieme alla Guardia costiera. Ci sono precisi protocolli di collaborazione“. Spesso interviene l’elisoccorso.
L’IMPORTANZA DEL PRIMO SOCCORSO
“Ma, in realtà, ciò che conta davvero – aggiunge Enrichez – è la formazione che abbiamo fatto fino ad oggi alla popolazione, in particolare bagnini e addetti alle spiagge, per le manovre di primo soccorso. E’ questo che fa spesso la differenza: i primi 5 minuti sono fondamentali per la vita. Quando ci sono spiagge non presidiate e condizioni del mare sfavorevoli, purtroppo osserviamo che chi muore è l’improvvisato soccorritore“, ricorda il medico.
ATTENZIONE A CIO’ CHE MANGIA IL BIMBO
Per quanto riguarda i bambini, più a rischio perché possono sfuggire al controllo dei genitori e tuffarsi accaldati nell’acqua fredda, il pediatra consiglia di ‘sorvegliare’ l’alimentazione al mare. “All’ora di pranzo meglio avere una dieta particolare, ‘modesta’ – spiega Reale – ricca di carboidrati e povera di grassi: da preferire, insomma, la pasta che si digerisce più velocemente rispetto alle uova strapazzate. Con un menù più adeguato – 80 grammi di pasta, un frutto – il bambino può fare il bagno anche dopo un paio d’ore“, senza rischiare svenimenti in acqua per una congestione e quindi l’annegamento.
BERE TANTO E SENZA GHIACCIO
Fondamentale, inoltre, bere molto per idratarsi. I genitori, consiglia ancora Reale, devono valutare la temperatura dell’acqua, che non deve essere troppo fredda e che favorisce, quindi, la vasocostrizione e il malore. Ed è importante conoscere bene il fondale per valutare i rischi di acqua alta. Infine serve la vigilanza dei genitori e “i bambini – conclude il pediatra – devono saper nuotare. Ci sono Paesi in Europa dove si è quasi azzerata la mortalità per annegamento facendo fare il corso di nuoto a tutti nelle scuole. Già dopo i 4 anni è fondamentale, d’inverno, fare scuole di nuoto: E’ uno strumento di prevenzione“.