Il bimbo è chiacchierone? Sarà un fiume di parole anche da grande. Il cucciolo di casa è timido e odia mettersi in mostra? Resterà ‘nell’angolo’ anche da adulto. Parola di scienziati, crescendo non si cambia. Nel forgiare il carattere i casi della vita contano, sì, ma fino a un certo punto. In realtà la personalità ti capita, come un numero alla roulette. E’ scritta nel destino, e basta osservare attentamente un bambino per sapere che tipo di adulto diventerà.
PICCOLI ADULTI
Leoni o agnelli, impulsivi o insicuri, insomma si nasce. O almeno, questa è la tesi di uno studio americano pubblicato sulla rivista ‘Social Psychological and Personality Science’, condotto da un gruppo di esperti dell’Università della California di Riverside, dell’Università dell’Oregon e dell’Oregon Research Institute. La ricerca, finanziata dal National Institute of Ageing e coordinata da Christopher S. Nave, è partita da dati raccolti negli anni ’60 alle Hawaii, su circa 2.400 bimbi delle scuole elementari, appartenenti a diversi gruppi etnici. Gli studiosi hanno confrontato ciò che dicevano di loro i maestri, in termini di carattere e predisposizione, con quello che emergeva da videointerviste condotte 40 anni dopo su 144 ex bambini del campione.
Recenti videotape e vecchie ‘pagelline’ alla mano, Nave e colleghi sentenziano così: pur crescendo, “restiamo la stessa persona“. Rimaniamo riconoscibili, perché la personalità è una cosa innata: “E’ parte di noi, parte della nostra biologia“, precisa l’autore.
I TRATTI DELLA PERSONALITA’ DEL BAMBINO
Nel dettaglio, gli scienziati Usa hanno analizzato l’evoluzione di 4 tratti della personalità: buona capacità verbale, flessibilità, impulsività e ‘modestia’, ossia tendenza a minimizzare i propri talenti.
Ebbene, i bambini particolarmente ciarlieri, raggiunta la mezza età risultavano predisposti a materie intellettuali, conservavano intatta l’agilità di linguaggio, tendevano al tenere sotto controllo le varie situazioni e sfoggiavano un alto livello di intelligenza. Al contrario, i bimbi giudicati più taciturni dai loro maestri erano diventati adulti bisognosi di conferme, mostravano un atteggiamento rinunciatario di fronte alle difficoltà e una personalità ‘scomoda’.
E ancora. Chi era stato un bambino facilmente adattabile, capace di cavarsela in tutti i frangenti, risultava un adulto allegro, chiacchierone e interessato ad argomenti intellettuali. I bimbi meno flessibili, invece, crescevano più pessimisti, insicuri e con un carattere difficile. Quanto agli impulsivi, anche da grandi si mostravano comunicativi, un po’ chiassosi e ‘multitasking’, pieni di interessi. Mentre i più riflessivi crescevano timidi o paurosi, insicuri e poco inclini a socializzare. Gli ‘umili’, infine, diventavano adulti incerti, con scarsa autostima, bisognosi di consenso e rassicurazioni. L’opposto dei piccoli più egocentrici, amanti dei ‘riflettori’ anche da grandi.