In Italia oltre 10 mila baby-mamme under 19 solo nel 2008. E ogni anno più di 100 mila visite per malattie sessualmente trasmissibili, con un picco in autunno (stagione nera dopo le libertà estive) e un caso al giorno soltanto a Milano. Le conseguenze del sesso non protetto fra i giovanissimi sono note e in crescita. Eppure, mentre gli altri Paesi corrono ai ripari, “in Italia si studia da un secolo una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e ancora non si è raggiunto l’obiettivo“, denunciano i ginecologi della Sigo. Da qui l’appello al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: “Ci aiuti a formare ragazzi responsabili” dentro e fuori dal letto. “Siamo pronti a collaborare” e, se serve, “anche a proporre una bozza di Ddl ad hoc“, annuncia Emilio Arisi, consigliere della Società italiana di ginecologia e ostetricia.
Un disegno di legge per introdurre i ginecologi nelle scuole
A Milano, presentando i risultati a un anno del primo kit multimediale Sigo per i giovani delle scuole, i ginecologi invocano l’attenzione del ministro e si fanno avanti: “Le teste per pensare alla bozza di un disegno di legge le abbiamo“, assicura Arisi. E c’è anche l’esperienza dell’iniziativa Sigo, che nell’ambito della campagna ‘Scegli tu’ (www.sceglitu.it) ha raggiunto in 12 mesi almeno 250 mila studenti delle superiori, e migliaia di altri giovanissimi attraverso biblioteche, consultori e assessorati.
Il ginecologo in classe
Il ginecologo in classe è piaciuto: per il 90% dei ragazzi le lezioni sono state “estremamente utili“; al 75% sono servite a chiarire dubbi ‘intimi’ e diventare “più competenti“, e l’83% spera che i corsi possano continuare anche in futuro. Da qui l’appello alla Gelmini: “Deve darsi da fare perché il ‘buco’ educativo c’è e si vede“, dice Arisi. “Chiediamo un passo avanti netto e chiaro – aggiunge Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano – per uscire dalla palude italiana in cui parlare di contraccezione significa evocare il demonio. Il demonio è quello al quale consegniamo i nostri figli, se non li educhiamo“.
L’educazione sessuale nelle scuole del mondo
L’assenza dell’educazione sessuale fra le materie insegnate a scuola è una lacuna tutta tricolore, fa notare la Sigo. In Europa, ricorda Arisi, “il primo Paese a introdurla fu la Svezia nel 1956. Ma in Germania esiste fin dal 1970, in Francia dal ’73” e in Gran Bretagna è obbligatoria dai 15 anni in su. Anche se, visto il primato inglese del fenomeno ‘mamme-bambine’, è stato deciso che si inizi a discutere di sesso già alle elementari, con i bimbi dai 5 anni in su.
E ancora. “In Olanda il Governo ha attivato dal 1980 il programma ‘Amore per tutta la vita’“, continua il consigliere Sigo. Ma “anche Spagna e Portogallo, nazioni più simili alla nostra per formazione culturale e religiosa, l’educazione sessuale a scuola l’hanno introdotta nel 1985 e nel 1990 rispettivamente“. Varcando poi l’Oceano, negli Usa è prevista come facoltativa nelle scuole medie inferiori e superiori; in Giappone è obbligatoria dai 10-11 anni, e in Cina è stato introdotto nel 2000 un progetto quinquennale per promuovere “l’educazione alla salute sessuale tra gli adolescenti e i giovani non sposati” in 12 distretti urbani e tre contee.
L’educazione sessuale nelle scuole in Italia
L’Italia, invece, è al palo. “La prima proposta di legge risale al 1910“, esattamente un secolo fa, insiste Arisi. Ma l’idea di quei “lungimiranti politici” finì in un nulla di fatto e da allora ogni tentativo in materia è fallito. La Sigo fa pressing. “In assenza di una norma o di un’indicazione ministeriale, contando solo sulle nostre forze, abbiamo attivato nel 2009 il primo programma strutturato e omogeneo su tutto il territorio nazionale“. Un progetto indipendente “unico in Europa“. Ma “noi non vogliamo sostituirci alle istituzioni, né vicariarle. Noi facciamo l’informazione, mentre l’educazione è un altra cosa“, tengono a puntualizzare Arisi e Graziottin. “E non ci può essere un progetto di educazione senza il coinvolgimento delle istituzioni, almeno del ministero dell’Istruzione“.
Educazione sessuale come materia scolastica
Due le richieste della Sigo. “Nell’immediato, ci piacerebbe che il ministro Gelmini dia un sostegno preciso alla nostra campagna – prosegue Arisi – In seguito sarebbe opportuno pensare a una normativa specifica, affinché l’educazione all’affettività e alla contraccezione responsabile diventi materia scolastica“. Temi così delicati “non vanno delegati – riprende Graziottin – Bisogna evitare come la peste che i ragazzi imparino dai canali sbagliati: dell’educazione sessuale devono farsi carico la famiglia in primis, e in secondo luogo la scuola“.
Ragazzi più responsabili
Non solo. “La formazione affettiva dei giovani dovrebbe essere considerata una priorità dalle istituzioni anche perché l’educazione sessuale è anche educazione civica – incalza l’esperta – Se i ragazzi sono responsabili a letto lo sono pure nella vita, perché quando si parla di sesso si discute anche di abitudini sane. Ciò significa meno alcol, meno fumo, meno droga, meno violenze sessuali, meno bullismo, oltre che meno gravidanze indesiderate e meno malattie sessualmente trasmesse“. In altre parole, “la contraccezione è un scudo diretto e indiretto. Fin dagli anni ’90 si sa che non aumenta, bensì previene, promiscuità e comportamenti sessuali irresponsabili. Ma nonostante questo, in Italia ci sono ancora troppi genitori ‘muti’ e anche gli insegnanti andrebbero formati“, conclude Graziottin.
Famiglie e docenti uniti
Proprio per stringere un’alleanza con famiglie e docenti, la Sigo amplia e perfeziona i suoi corsi. L’edizione 2010 prevede infatti una guida rivolta ai genitori. E per raggiungere più zone della Penisola, sul sito ‘Scegli tu’ gli insegnanti potranno richiedere la presenza ‘virtuale’ di un ginecologo collegato alla classe via chat. Infine, per facilitare il confronto con i teenager, fino alle 18 di oggi sarà attivo un filo diretto online o su chat.
Vincesko 25 Marzo 2011 il 02:40
L’istruzione sessuale deve cominciare in famiglia, preparando adeguatamente i genitori.
Al 3° punto del mio progetto educativo (v. “Questione femminile, Rivoluzione culturale e Progetto educativo” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2580796.html ) ho indicato l’opportunità di:
3. EDUCARE A DARE UN’INFORMAZIONE SESSUALE , o meglio, secondo Freud, in particolare per le bambine, una NON REPRESSIONE DELLE “CURIOSITA’ SESSUALI (ovviamente quando queste saranno esplicitate).
Io credo sarebbe facile convincere qualche parlamentare di Radicali Italiani – se non l’hanno già fatto – a presentare una proposta di legge sull’informazione sessuale nelle scuole.
Ma non è questo il punto. Prima dei ragazzini, occorre educare i genitori. Bisogna attaccare la causa determinante, prima che produca l’effetto negativo, spezzando la “catena” tra le generazioni.
Ho già raccontato nel mio ‘post’ citato sopra l’importanza di un intervento precocissimo, basato sulla prevenzione, rivolto alle madri (e ai padri), sfruttando le caratteristiche di estrema plasticità del cervello del feto e del bambino nella primissima infanzia. Un analogo discorso vale per l’informazione sessuale, che va impartita fin da quando emergono le prime domande del bambino, cioè da 3 anni in poi. Dopo, in tantissimi casi, è già tardi, e si lavora, in salita, a riparare i guasti.
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2616254.html