Il 66% dei punti nascita italiani esegue meno di 1.000 parti l’anno, la soglia indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità e ribadita ieri dal ministro della Salute Ferruccio Fazio per garantire sicurezza in sala parto. Il 10,47% delle nascite avviene in punti nascita con meno di 500 parti l’anno. A sottolinearlo, numeri alla mano, è la Commissione d’inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi regionali, che indica come, mediamente, nel nostro Paese più di un parto su 4 avvenga in strutture che ne registrano meno di 1.000 l’anno.
Il parto con taglio cesareo
Numeri che sembrano legati a doppio filo con il ricorso al taglio cesareo, in Italia ben sopra la soglia del 15% indicata dall’Oms. “La quota percentuale dei parti effettuati con questa tecnica – fa notare il presidente della Commissione Leoluca Orlando, nel corso di una conferenza indetta oggi a Montecitorio per fare il punto sull’inchiesta avviata nel dicembre 2009 – diminuisce se aumenta il numero di parti. Infatti, nei punti nascita pubblici con meno di 500 parti l’anno i cesarei sono ben il 42,6% del totale. Se il sistema è più collaudato, dunque registra un numero di parti alto, il ricorso al cesareo si abbassa in modo significativo“.
Leoluca Orlando, presidente della Commissione, riconosce che quello dei cesarei “è una delle noti dolenti” del settore, ma ribadisce la necessità di “non incidere sulla discrezionalità dei medici nel fare le loro scelte“.
Una relazione al Parlamento
La Commissione ha intanto inviato questionari a Procure e assessori alla Sanità di tutta Italia nell’ambito dell’indagine che dovrebbe concludersi entro la primavera del prossimo anno con una relazione ad hoc al Parlamento.