Parto prematuro e difetti congeniti maggiori. Ma anche sesso maschile, rispetto al femminile, e residenza al Centro-Sud invece che al Nord. Sono questi i principali fattori di rischio di morte neonatale, secondo i dati presentati questa mattina a Roma, all’Istituto superiore di sanità (Iss) durante il convegno ‘Network neonatale italiano (Inn): cure, esiti e ricerca per i neonati pretermine’, e ricavati dai centri aderenti all’Inn.
I bimbi nati prematuri
“Abbiamo una prima fotografia dei pretermine sotto i 1.500 grammi di peso, una fetta di popolazione che rappresenta l’1% dei nati – spiega Serena Donati, del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della Salute dell’Iss – Dai dati vediamo una descrizione della qualità dell’assistenza a questi bimbi in linea con il quadro internazionale. Abbiamo una situazione buona di assistenza, nonostante la variabilità geografica. Al Sud ci sono esiti più sfavorevoli rispetto al Nord, ma non è una realtà in controtendenza: pensiamo ai parti cesarei che sono maggiori al Sud, e alla mortalità perinatale“, precisa Donati.
Le strutture pediatriche al Sud
“Abbiamo bisogno di confrontare le realtà più virtuose con quelle più problematiche, per migliorare ad esempio gli aspetti organizzativi”, continua l’esperta. Che fa un esempio: “Pensiamo che in Campania l’accesso alla chirurgia per questi piccoli è complicatissimo”, perché “sono troppo poche le strutture di riferimento. Riflettere su questi dati e trovare delle soluzioni è l’obiettivo di questa giornata”.