In Italia una gravidanza su 300 si conclude con la morte del bambino prima della nascita o subito dopo il parto. Un problema grave e di cui si parla poco, ma che riguarda 1 su 250-300 nascite nei Paesi industrializzati. Per questo motivo le associazioni dei genitori organizzano in tutto il mondo iniziative di informazione e ricordo. L’associazione CiaoLapo Onlus coordina le attività in Italia: stasera alle 19 un’onda di luce attraverserà l’Italia, e domani ci sarà il raduno nazionale di centinaia di genitori e una petizione per il diritto alla sepoltura. In Italia ogni anno 2.500 famiglie perdono il loro bambino nell’ultimo trimestre di gravidanza o nei primi giorni di vita senza una causa apparente. Numeri allarmanti diffusi proprio ad ottobre, mese internazionale della consapevolezza sulla morte infantile e in gravidanza.
Le cause della mortalità pre e post natale
“Nonostante i progressi della medicina prenatale – spiega Claudia Ravaldi, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore e presidente di CiaoLapo Onlus – questo tasso è rimasto invariato negli ultimi dieci anni. Studi internazionali ci dicono che un attento esame di ogni singolo caso potrebbe individuare le cause nel 70% dei casi, e questo potrebbe essere utile per prevenire altre morti nelle successive gravidanze“. Ottobre è il mese in cui le associazioni di volontari che offrono sostegno ai genitori per superare il lutto della morte di un bambino prima del parto o nei primi giorni di vita, si confrontano e condividono le loro esperienze promuovendo in tutto il mondo una serie di attività coordinate.
Un’onda di luce intorno al mondo
“Per sensibilizzare l’opinione pubblica – conclude la presidente – i genitori realizzeranno un’onda di luce intorno al mondo. Si tratta di un concetto creativo nato da una idea delle associazioni inglesi: se in tutto il mondo ogni partecipante accende una candela alle 19 e la mantiene accesa per un’ora, per tutta la giornata un’onda di luce attraverserà il globo, illuminando progressivamente tutto il pianeta, un fuso orario dopo l’altro. Si tratta di un modo simbolico per sentirsi idealmente uniti con molte altre persone accomunate da un lutto che invece abitualmente isola: la morte di un bambino“.