Nella steppa russa sorgono numerose le isbe, cioè le capanne dei contadini che hanno tetti rossi e spioventi e un’apertura nella porta, a forma di cuore. In una di queste isbe viveva felice Mamma Capra con i suoi figlioli. Le caprettini erano molto giovani, sulle loro fronti non si ergevano ancora le corna: non avrebbero potuto, perciò, difendersi dal Lupo Grigio, il feroce lupo della steppa. Così restavano sempre chiuse nell’isba, e fuori andava soltanto la mamma. Ogni mattino metteva il cappellino di paglia ornato di nastri e di fiori, e ripeteva le solite raccomandazioni: “Non aprite a nessuno, perché potrebbe essere il Lupo Grigio, che è feroce e sempre affamato e farebbe di voi un sol boccone: Io tornerò verso sera e vi chiamerò dalla strada: voi riconoscerete la mia voce e le mie parole.” Mamma Capra si allontanava verso i prati fioriti e i caprettini rimanevano a guardarla. Poi richiudevano la porta, davano tanto di catenaccio, e passavano tutta la giornata a dormire e a giocare in attesa del suo ritorno.Verso il tramonto la mamma ricompariva e si avvicinava alla porta cantando: “Caprettini, caprettini, vostra madre è arrivata. Ha mangiato l’erbetta tenera; e vi porta il buon latte ed erbe succulente. Aprite, caprettini, aprite alla mamma!”. I caprettini riconoscevano la voce dolce della loro mammina e aprivano subito, festeggiandola poi in mille modi. Succhiavano il buon latte, mangiavano le erbe odorose, poi giocavano, cozzavano, si inseguivano, fino a quando non veniva l’ora di andare a letto.
Vivevano così felici e in pace; ma il cattivo Lupo Grigio, il lupo della steppa sempre affamato, che aveva i fianchi scarni e gli occhi di fuoco, pensava che i caprettini sarebbero stati dei bocconcini deliziosi. Ma essi erano troppo guardinghi, e mamma capra troppo coraggiosa e forte, perché il Lupo Grigio riuscisse a impadronirsene con violenza; decise perciò di ricorrere all’astuzia, e un mattino, vista allontanarsi Mamma Capra, si avvicinò alla porta dell’isbe e incominciò a cantare con voce melliflua: “Caprettini, caprettijni, vostra madre è arrivata. Vi ha portato il buon latte. Aprite subito subito!” Ignorava però che si trattava di caprettini ubbidienti, i quali non avevano dimenticato le raccomandazioni ricevute. Si insospettirono… Quella voce cavernosa non somigliava proprio per niente alla voce della loro mamma: e in oltre le parole erano diverse. “Non apriremo” risposero, “la voce di nostra madre è dolce e gentile, mentre la tua sembra quella del Lupo! E le parole non sono le stesse.”
Il Lupo Grigio rimase male e si allontanò rimuginando qualche altra astuzia. Prima di tutto avrebbe ascoltato bene la canzone di Mamma Capra per impararla a memoria; poi sarebbe andato dal fabbro ferraio per farsi fare un apparecchio da mettere in gola, capace di rendere la voce dolce e gentile. Cosi fece. Per qualche sera si appiattò nei dintorni dell’isba e ascoltò attentamente le parole di Mamma Capra. Così le imparò a memoria. Poi si presentò al fabbro ferraio. Il fabbro si spaventò moltissimo, vedendo arrivare davanti la sua bottega il Lupo della steppa, dai fianchi incavati per l’eterna fame, e rimase a guardarlo con gli occhi sbarrati per il terrore, con il martello in pugno. “Voglio un apparecchio così e così” spiegò il lupo. “Se non me lo preparerai per domattina, ti divorerò.”
Il fabbro indovinò che il lupo voleva quell’apparecchio per compiere qualche altra malefatta, ma era troppo spaventato per rifiutare. Preparò il congegno, e all’indomani lo consegnò al lupo senza pretendere nemmeno il compenso. Il lupo se lo infilò in gola e si accorse con soddisfazione che la sua voce adesso assomigliava in modo sorprendente a quella di Mamma Capra. Senza por tempo in mezzo, spinto dalla bramosia e dalla fame, corse all’isba dai capretti, sedette fuori della porta e incominciò a cantare: “Caprettini, caprettini, vostra madre è arrivata. Ha mangiato l’erbetta tenera, e vi porta il buon latte…” e così via fino in fondo, ripetendo le parole a puntino. I capretti, dentro l’isba, udirono la canzoncina, e il loro primo impulso fu correre ad aprire. Ma…erano capretti prudenti e ubbidienti: e poi, erano appena le quattro del pomeriggio e la mamma non rincasava mai a quell’ora! La maggiore propose alle altre: “Mi affaccerò alla finestra perché, prima di aprire, voglio vedere chi è.” Si affacciò e vide che chi cantava dolcemente, fuori della porta, era ancora il lupo! Comunicò la notizia alle sorelle, e tutti quanti rimasero stretti stretti l’uno all’altro ad aspettare tremando il ritorno della mamma vera. Il lupo si sgolò fino al tramonto, ma inutilmente.
E quando vide arrivare Mamma Capra con i suoi cornetti aguzzi e minacciosi che sbucavano dal cappellino in fretta con la coda fra le gambe. I capretti raccontarono la paurosa avventura, e Mamma Capra diede prima loro da bere e da mangiare, e poi vietò severamente di aprire la porta: “Se viene qualcuno e comincia a cantare con voce cupa e a dire cose che io non dico, non aprite la porta e non lasciatelo entrare!” Ma quando se ne fu andata di nuovo, il lupo saltò fuori da dietro il cespuglio, bussò e con voce sottile sottile intonò: “”Caprettini, caprettijni, vostra madre è arrivata. Vi ha portato il buon latte. Aprite subito subito!” Ma questa volta I caprettini si fidarono, ed aprirono la porta, e il lupo saltò dentro la casetta e li mangiò tutti. Soltanto uno di loro riuscì a nascondersi dentro la stufa.
Quando finalmente Mamma Capra rientrò, chiamò e richiamò, cantò e ricantò, ma non le rispose nessuno. Ad un tratto s’accorse che la porta era rimasta aperta, e allora, spaventata, corse in casa e non trovò nessuno. “Caprettini, caprettini miei, dove siete?” Poi guardò dentro la stufa e trovò il caprettino superstite, il quale raccontò tutto l’accaduto alla mamma. Essa, saputo come erano andate le cose, si buttò sulla panca e cominciò a piangere sconsolatamente:
Oh, caprettini, miei caprettini!
Perché avete aperto le porte,
Perché avete aperto le ante?
Il lupo vi ha mangiati, il brigante!
Il lupo, nel frattempo, udì il lamento, ed entrò nella casetta e disse: “Capra, mi fai un torto accusandomi di questa disgrazia! Non sono stato io a mangiare i tuoi figli. Non disperarti; vieni, piuttosto, andiamo nel bosco a fare due passi.” Mamma Capra, ovviamente, non credette a una sola parola del Lupo, ma decise furbescamente di stare al gioco. Entrarono nel bosco e lì videro una fossa con un gran fuoco acceso. Mamma Capra disse al lupo: “Senti, Lupo, che ne dici d provare un pò chi di noi riesce a saltare la fossa?” Il Lupo cascò nella trappola della capra e accettò. Si misero a saltare; Mamma Capra, che era molto agile, spiccò il salto e fu subito dall’altra parte, mentre il lupo, appesantito dalla gran mangiata, cadde dentro la fossa, nel fuoco. Il ventre gli scoppiò per il gran calore e ne saltarono fuori i caprettini, tutti quanti vivi e vispi, che corsero subito dalla madre e ripresero, tutti insieme, la vita beata di prima.