C’era una volta un giovane che volle partire per fare un lungo viaggio. Sua madre gli diede dei sacchi di carne secca e delle paia di mocassini, mentre suo padre gli disse: Figlio mio, ti do queste quattro frecce magiche. Quando avrai bisogno, lanciane una! Il giovane andò nella foresta e riuscì per diversi giorni a procurarsi cibo. Ma un giorno non riuscì a prendere niente. Allora lanciò la freccia magica e riuscì a prendere un grosso orso. Un altro giorno, fu di nuovo in difficoltà: rilanciò un’altra freccia magica e riuscì a prendere un’alce. La terza volta che si trovò in difficoltà riuscì a catturare grazie alla terza freccia magica una renna e la quarta volta catturò un bufalo. Dopo aver utilizzato anche l’ultima freccia, il giovane uscì dalla foresta ed arrivò in un villaggio.
In un angolo c’era una povera tenda dove viveva un’anziana coppia. Il giovane lasciò i suoi vestiti vicino ad un albero, si toccò la testa e si trasformò in un bambino e poi andò a bussare alla tenda. La donna disse: Marito mio, lascia che teniamo con noi questo bambino! Il marito borbottò, ma la donna lasciò entrare il finto bambino. Ad un tratto, il nuovo arrivato disse: Non c’è un nonno che possa farmi delle frecce? Il vecchio borbottò, ma poi le fece, e nel giro di poco tempo catturò diversi animali e diede una grande mano ai due vecchi, tant’è che anche l’uomo gli si affezionò.Un giorno venne a bussare alla porta della tenda una ragazza del paese, per chiedere un po’ di carne in cambio di una mano a fare le faccende domestiche. Il finto bambino si innamorò immediatamente di lei. Qualche tempo dopo sentì che nel villaggio molti erano preoccupati: c’era una cattivissima Aquila Rossa che depredava il bestiame nei campi. Il capo del villaggio promise che avrebbe dato sua figlia in sposa a chi avrebbe ucciso l’Aquila. La figlia era proprio la ragazza di cui si era innamorato il nostro eroe. Lui prese nottetempo una delle nuove frecce magiche fatte dal nonno adottivo e la scagliò contro l’Aquila rossa, riuscendo a sconfiggerla. Poi andò a cercare i vestiti che aveva lasciato nella foresta, li indossò e ridiventò grande. Il capo concesse al giovane straniero sua figlia, e lui non dimenticòcomunque né i suoi genitori che vivevano al di là della foresta, né i suoi nonni adottivi che l’avevano tanto aiutato.
Fiabe degli indiani d’America: le frecce magiche
di 24 Novembre 2010Commenta