Studenti italiani ‘abbandonati’ a loro stessi. Nelle nostre classi, gli alunni, specie quelli con qualche disagio comportamentale, trovano scarso supporto e poche risposte ai problemi. Manca, in poche parole, un servizio di psicologia scolastica all’altezza. Solo il 5% degli psicologi italiani è infatti inserito nell’area educativa. Circa 1.500 professionisti, per di più impiegati per periodi di tempo piuttosto limitati. Troppo poco, soprattutto alla luce di quanto succede negli altri Paesi europei, dove a lavorare stabilmente nelle scuole, a sostegno dei ragazzi, è circa il 20% degli psicologi.
La psicologia scolastica in Italia
E’ quanto emerge dall’analisi sulla presenza dello psicologo nelle scuole italiane, elaborata dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, in possesso dell’Adnkronos Salute. Un quadro che deve far riflettere, ancor di più dopo le ultime drammatiche notizie che raccontano di un disagio sempre più diffuso tra i giovanissimi. E’ di ieri la notizia del suicidio di un bambino 11enne nel pisano, apparentemente felice e con una vita serena. “Un caso tipico – spiega il presidente nazionale dell’Ordine, Giuseppe Luigi Palma – che conferma quanto la prevenzione del disagio sia fondamentale“.
Adeguare la scuola italiana agli standard europei
La proposta dell’Ordine è quella di adeguare la presenza dello psicologo nella scuola agli standard europei, attraverso una normativa nazionale specifica che istituisca un servizio di psicologia scolastica che operi, con funzioni di consulenza e di sostegno, al servizio del sistema scolastico. “Con questo servizio – spiega Palma – la psicologia potrebbe dare un contributo per innalzare la qualità del sistema scolastico, l’efficacia dell’apprendimento e dell’orientamento, la prevenzione del disagio e così accrescere l’efficienza di tutta l’organizzazione scolastica“.
I problemi psicologici degli studenti italiani
Dalla ricerca del Consiglio nazionale degli psicologi, emerge che i problemi più diffusi nelle aule sono lo scarso impegno nello studio e la mancanza d’attenzione durante le lezioni, le difficoltà di relazione all’interno del corpo docente, gli alunni con necessità didattiche particolari, le difficoltà di tipo organizzativo provocate dalle continue innovazioni e riforme, e dai comportamenti aggressivi e violenti degli alunni. L’analisi traccia anche l’identikit dello psicologo che lavora nelle scuole. E’ in genere donna (71%) e altamente specializzato, interviene per far fronte a richieste specifiche ma con contratti a termine e quindi scarse possibilità di una carriera professionale.
Psicologi precari
Secondo lo studio dell’Ordine, il 93,1% degli psicologi accede alla scuola a seguito di progetti delle Asl; il 4,8% proviene da cooperative e solo il 2,1% dagli enti locali. Tra le forme contrattuali più utilizzate: le prestazioni professionali con partita Iva (32%), le prestazioni occasionali (20%), le assunzioni a tempo determinato (2%) e per mandato delle Asl (30%).
“Il problema principale – spiega Palma – è che questi professionisti lavorano per periodi di tempo piuttosto limitati, meno di tre mesi. A differenza di quanto accade negli altri Paesi europei, dove l’intervento dello psicologo è strutturato e la consulenza non è episodica“.
Dai risultati è emerso anche che nella scuola l’attenzione è orientata prevalentemente sugli alunni. Seguono gli interventi rivolti ai genitori. In particolare, il 37% sono attività di diagnosi legate a delle patologie, mentre il 35% riguarda l’osservazione.
La psicologia a scuola
E’ la scuola media a dedicare più tempo alla psicologia (60,2%), segue la scuola secondaria (58,8%), le elementari (56,7%), l’Istituto comprensivo (47,4%) e, infine, la scuola dell’infanzia (43%).
“Quello che emerge – commenta Palma – è il grave ritardo in cui si trova il nostro Paese rispetto all’istituzione di un servizio strutturato di psicologia scolastica. Nel resto dell’Europa è invece prevista la presenza continuativa dello psicologo al servizio di insegnanti, studenti e scuola in generale“.
La mancanza di servizi strutturati
“Già dieci anni fa – aggiunge – in una ricerca promossa dalla Federazione europea delle associazioni di psicologia (Efpa), emergeva una situazione molto diversificata dei servizi psicologici nelle scuole dei diversi Paesi europei, in cui l’Italia non compariva perché non esisteva alcun intervento strutturato nelle scuole“.
E’ proprio alla luce di queste considerazioni che il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi propone una legge quadro che istituisca un servizio di psicologia scolastica a livello regionale. “Un servizio composto da psicologi – conclude Palma – in grado di offrire una consulenza qualificata alle scuole“.