Lo sguardo che Tommy rivolse alla latta esprimeva chiaramente la sua delusione. “A che cosa vuoi che ci serva!” disse.
“A tutto” ribattè Pippi, “se per esempio ci tieni dei biscotti, diventa una stupenda Scatola-da-Biscotti; oppure non puoi riempirla di biscotti, e allora diventa una Scatola-senza-Biscotti. Naturalmente va peggio”.
E di nuovo esaminò la scatola, che era davvero arruginita in maniera pietosa, e per di più aveva un buco sul fondo.
“Devo ammettere che ha più l’aspetto di una Scatola-senza-Biscotti” disse meditabonda. “Ma si può anche infilarsela in testa e far finta che sia notte”.
E così fece. Con la scatola calata in testa si addentrò barcollando nel quartiere di villette come una piccola torre di latta, e non si arrestò finché, inciampando in un recinto di filo spinato, cadde lunga distesa. La latta, sbattuta così per terra, fece un gran fracasso.
“Vedete” disse Pippi sfilandosela dalla testa, “se non l’avessi indossata, avrei picchiato con la faccia e mi sarei rovinata per la vita”.
“Però” azzardò Annika, “se non avessi avuto la scatola in testa, non saresti inciampata contro il filo spinato”.
E’ il mio giorno fortunato!
Non aveva ancora terminato il discorso che si udì un nuovo strillo di Pippi, la quale, trionfante, sventolava un rocchetto senza filo.
“Ma questo è il mio giorno fortunato!” esclamò. “Un rocchetto delizioso per gonfiarci le bolle di sapone, o da appendere con uno spago al collo come collana! Voglio andare a casa a farci qualcosa”.