Era una mattina di primavera. Il sole brillava alto in un cielo azzurro e limpido mentre un gruppo di uccellini ciangottavano allegramente tra i rami di un’alta quercia. Un bellissimo cervo dal manto splendidamente fulvo, brucava tranquillo l’erba di una vasta distesa situata ai confini di una piccola fattoria. Proprio quel giorno un grande orso e un vecchio cane decisero di catturare un cervo da tenere rinchiuso nel recinto del podere per allietare i loro cuccioli. Cosi, vagando tra i campi, videro quasi per caso il cervo che pascolava sereno.
Senza perdere tempo gli corsero incontro per agguantarlo ma fortunatamente egli, comprendendo al volo la situazione, si lanciò in una corsa sfrenata per sfuggire alle loro insidiose grinfie. Poco distante cresceva, placidamente accarezzata dai caldi raggi del sole che dominava il cielo, una magnifica vite selvatica ricolma di fronde e grappoli di un’uva succosa e matura.
Il cervo decise di nascondersi all’ombra di quel folto intrico di foglie, sicuro che nessuno sarebbe mai riuscito ad individuarlo. Infatti, quando l’orso e il cane passarono non furono in grado di vederlo e andarono oltre. Tranquillizzato per lo scampato pericolo, l’animale tirò un sospiro di sollievo e, allettato dal buon profumo che emanava la vite, iniziò a mangiucchiare i suoi grappoli d’uva e le sue gustose foglie.
Quello strano rumore
Fu proprio in quel momento che il cane si accorse della sua presenza: ascoltando con attenzione egli aveva potuto distinguere quello strano rumore e, tornando sui suoi passi riuscì a scorgere il cervo che masticava la vigna incurante del pericolo. Per la preda non vi fu più scampo. I due cacciatori gli balzarono addosso e lo catturarono senza difficoltà trascinandolo fino alla loro fattoria.
Da quel giorno in poi, il povero cervo fu costretto a pascolare solo all’interno di un recinto divenendo un’attrazione per i cuccioli che lo ammiravano divertiti. E tutto a causa della sua golosità.
Fonti: favole di Esopo