I fiori della piccola Ida -parte terza-

di Redazione Commenta

La piccola Ida pensava invece che era così divertente quel che lo studente raccontava dei suoi fiori, e ci pensò a lungo. Se i fiori avevano la testa piegata perché erano stanchi di aver ballato tutta la notte, erano sicuramente malati. Così li prese e li portò da tutti i suoi giocattoli, sistemati su un grazioso tavolino col cassetto pieno di cianfrusaglie. Nel letto della bambola c’era la bambola, Sofia, che dormiva, ma la piccola Ida le disse: “Adesso devi alzarti, Sofia, e accontentarti di stare nel cassetto per questa notte; i poveri fiori sono malati e devono sdraiarsi nel tuo letto, così forse guariranno”, e sollevò la bambola che la guardava di traverso ma non disse una parola, perché era molto arrabbiata di non poter stare nel suo letto.
Poi Ida mise i fiori nel lettino della bambola, li coprì per bene con la coperta e disse che dovevano stare tranquilli: avrebbe preparato del tè per loro, così sarebbero guariti e si sarebbero alzati di nuovo l’indomani. Poi tirò le tende vicino al lettino per evitare che il sole li disturbasse.

E così si addormentò
Per tutta la sera non poté fare a meno di pensare a quello che lo studente le aveva raccontato, e quando lei stessa dovette andare a letto, guardò prima dietro le tendine della finestra dove c’erano i bei fiori della sua mamma, i giacinti e i tulipani, e sussurrò piano piano: “So bene che dovete andare al ballo questa notte”; i fiori fecero finta di niente, non mossero neppure una foglia, ma Ida sapeva bene quello che diceva.
Una volta a letto pensò a lungo a quanto sarebbe stato bello vedere i bei fiori danzare al castello del re. “Chissà se i miei fiori sono veramente stati là?” E così si addormentò.

Mi piacerebbe saperlo
A metà notte si svegliò di nuovo; aveva sognato i fiori e lo studente con cui il consigliere brontolava dicendo che voleva mettere tutte quelle sciocchezze in testa alla bambina. C’era silenzio nella camera da letto dove si trovava Ida; la lampada per la notte bruciava laggiù sul tavolo e i suoi genitori dormivano.
“Chissà se i miei fiori sono ancora nel letto di Sofia!” si chiese “mi piacerebbe saperlo”. Si alzò a sedere e guardò verso la porta, che era socchiusa; là nella stanza c’erano i fiori e tutti i suoi giocattoli. Tese l’orecchio e le sembrò di sentire qualcuno che suonava il pianoforte in quella stanza, ma così piano e così bene che non l’aveva mai sentito prima.

Che belle cose vide!
“Certamente tutti i fiori stanno ballando là dentro” disse. “Oh, come mi piacerebbe vederli!” ma non osava alzarsi perché avrebbe svegliato i suoi genitori. “Se solo venissero qui loro” pensò, ma i fiori non vennero e la musica continuava, e era tanto bella che lei non poté più trattenersi; scivolò fuori dal suo lettino e andò piano piano fino alla porta e da lì guardò nella stanza. Oh, che belle cose vide!

Fiaba di Hans Christian Andersen

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