«È possibile» disse la cornacchia. «Io non ho guardato attentamente. Ma so dalla mia fidanzata che quando arrivò alla porta del castello e vide la guardia vestita d’argento e poi lungo le scale i valletti vestiti d’oro, non restò affatto imbarazzato: fece un cenno e disse: “Dev’essere noioso restare lì sulle scale, io preferisco entrare”. Le sale splendevano per le candele; i consiglieri e i ministri camminavano a piedi nudi e portavano vassoi d’oro: c’era di che restare imbarazzati! I suoi stivali scricchiolavano terribilmente, ma lui non aveva timore!»
«È sicuramente Kay!» disse Gerda. «So che aveva gli stivali nuovi, li ho sentiti scricchiolare nella camera della nonna.»
«Ah, sì, scricchiolavano davvero!» disse la cornacchia. «Ma lui se ne andò tranquillamente dalla principessa, che sedeva su una perla grande come la ruota di un fuso; tutte le dame di corte con le loro cameriere e con le cameriere delle cameriere, e tutti i cavalieri con i loro servitori e con i servitori dei servitori, che avevano con loro i paggi, se ne stavano impalati tutt’intorno; e più erano vicini alla porta, più apparivano pieni di superbia. Il paggio del servitore dei servitori, che va sempre in giro in pantofole, non lo si poteva quasi guardare, tanto se ne stava fiero vicino alla porta!»
Ha sposato la principessa?
«Deve essere orribile!» esclamò la piccola Gerda. «E Kay? Ha sposato la principessa?»
«Se non fossi stato una cornacchia, l’avrei sposata io, anche se sono già fidanzato. Deve aver parlato molto bene, come parlo io nella lingua delle cornacchie: questo mi ha raccontato la mia fidanzata. Era proprio audace e grazioso; non era venuto per chiedere la mano della principessa; ma solo per sentire la sua intelligenza, e la trovò eccezionale, come lei trovò eccezionale lui.»
«Di certo era Kay!» disse Gerda. «Era così intelligente: sapeva fare i conti a memoria con le frazioni! Oh, non mi puoi far entrare nel castello?»
«Già, è facile a dirsi!» disse la cornacchia. «Ma come possiamo fare? Devo parlarne alla mia cara fidanzata; lei ci saprà consigliare bene; perché, questo te lo devo dire, una bambina come te non avrà mai il permesso di entrare ufficialmente.»
Aspettami là
«Sì che lo avrò» rispose Gerda. «Quando Kay saprà che sono qui, verrà senz’altro fuori a prendermi.»
«Aspettami là vicino a quel varco!» disse la cornacchia, e scuotendo il capo volò via.
La cornacchia tornò quando già era venuto buio. «Cra, era era!» disse. «Devo salutarti da parte della mia fidanzata. E qui c’è un panino per te. L’ha preso in cucina, ce n’è tanto di pane e tu sei sicuramente affamata. Non è possibile che tu entri nel castello: sei a piedi nudi e la guardia vestita d’argento e i valletti vestiti d’oro non te lo permetterebbero. Ma non piangere, entrerai ugualmente. La mia fidanzata conosce una piccola entrata sul retro, che conduce alla camera da letto, e lei sa bene dove prendere le chiavi.»
Fiaba di Hans Christian Andersen