Quando il giovane rientrò nella scorza di granchio ci trovò dentro quella bella ragazza. “Cos’hai fatto?” le disse, sottovoce, “se la Fata se n’accorge ci fa morire tutt’e due.”
“Ma io voglio liberarti dall’incantesimo!” gli disse, anche lei pianissimo, la figlia del Re. “Insegnami cosa devo fare.”
“Non è possibile,” disse il giovane. “Per liberarmi ci vorrebbe una ragazza che m’ amasse e fosse pronta a morire per me.” La Principessa disse: “Sono io quella ragazza!”
Intanto che si svolgeva questo dialogo dentro la scorza di granchio, la Fata si era seduta in groppa, e il giovane manovrando le zampe del granchio come al solito, la trasportava per le vie sotterranee verso il mare aperto, senza che essa sospettasse che insieme a lui era nascosta la figlia del Re. Lasciata la Fata e tornando a nuotare verso la peschiera, il Principe, perché era un Principe, spiegava alla sua innamorata, stretti insieme dentro la scorza di granchio cosa doveva fare per liberarlo, “Devi andare su uno scoglio in riva al mare e metterti a suonare e cantare. La Fata va matta per la musica e uscirà dal mare a ascoltarti e ti dirà: ‘Suoni, bella giovane, mi piace tanto.’ E tu risponderai: ‘Sì che suono, basta che lei mi dia quel fiore che ha in testa’. Quando avrai quel fiore in mano, sarò libero, perché quel fiore è la mia vita.”
Intanto il granchio era tornato alla peschiera e lasciò uscire dalla scorza la figlia del Re.
Voleva imparare la musica
Il vagabondo era rinuotato via per conto suo e, non trovando più la Principessa, pensava d’essersi messo in un bel guaio, ma la giovane ricomparve fuori dalla peschiera, e lo ringraziò e compensò lautamente. Poi andò dal padre e gli disse che voleva imparare la musica e il canto. Il Re, che la contentava in tutto, mandò a chiamare i più gran musici e cantanti a darle lezioni.
Appena ebbe imparato, la figlia disse al Re: “Papà, ho voglia d’andare a suonare il violino su uno scoglio in riva al mare.”
“Su uno scoglio in riva al mare? Sei matta?” ma come al solito la accontentò, e la mandò con le sue otto damigelle vestite di bianco. Per prevenire qualsiasi pericolo, la fece seguire da lontano da un po’ di truppa armata.
Fonte: Italo Calvino, Fiabe italiane