Quando fu giorno, aspettò che l’aquila e gli uccellacci di preda andassero a caccia, attaccò la corda alla cima della torre, prese Ranocchino e la corona reale, e si lasciò andar giù. E il coltello? L’aveva dimenticato. Allora la corda cominciò a nicchiare: “Ahi, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere.” Come rimediare? Il Re si morse una vena del braccio e ne fece schizzar il sangue. Intanto scivolava giù. Ma poco dopo la corda da capo: “Ahi, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere.” Il Re si morse la vena dell’altro braccio e ne fece schizzar il sangue. Intanto scivolava giù. Ma la corda da capo: “Ahi, ahi! Mi spezzo! Dammi da bere.” Il Re, visto che ci voleva pochino a toccar terra: “E spezzati!” rispose. Infatti si spezzò; ma lui, per sua fortuna, se la cavò con qualche ammaccatura. Per le vene ferite delle braccia la vecchia cercò un’erba, e gliele medicò con essa, e gli sanarono a un tratto.
Bisogna aspettare
Appena visto Ranocchino, la Reginotta cominciò a riaversi. “Ranocchino, porgi il ditino!” E Ranocchino porgeva il ditino, e a lei soltanto. Il Re, per finirla, voleva far subito le nozze. Ma la vecchia gli disse: “Bisogna aspettare ancora un mese. Intanto fate preparare una caldaia d’olio bollente.” “A che farne?” “Lo saprete poi.” Quando fu il giorno, l’olio bolliva nella caldaia. Venne la vecchia e dietro a lei quel povero diavolo con un carro, su cui erano distesi i cadaveri dei sei figliuoli. “Reginotta,” disse la vecchia” volete sposare Ranocchino? Bisogna prenderlo per un piede e tuffarlo tre volte in quell’olio. La Reginotta esitava. “Tuffami, tuffami!” le disse Ranocchino. Allora lei lo tuffò. Uno, due! Ma la terza volta le scappa di mano e casca in fondo alla caldaia. La Reginotta si svenne.
Presto fuori salteranno
Il Re voleva far ammazzare la vecchia; ma questa, afferrati in fretta in fretta quei morticini e buttatili nell’olio bollente, cominciò a rimestare col suo bastone, e intanto cantava:
Oh, il bel ranno! Oh, il bel ranno!
Presto fuori salteranno.
Infatti ecco il figlio maggiore che salta fuori vivo, il primo.
Oh, il bel ranno! Oh, il bel ranno!
Presto fuori salteranno.
E rimestava. Ed ecco saltar fuori il secondo. Così tutti e sei i fratellini.
Oh, il bel ranno! Oh, il bel ranno!
Presto fuori salteranno.
Un bel giovane
E rimestava. Ma Ranocchino venne soltanto a galla e non saltò. La Reginotta, appena lo scorse, tentò d’afferrarlo; la vecchia la trattenne.Voleva scottarsi? Doveva fare come al solito. “Ranocchino, porgi il ditino!” Ranocchino porse il ditino alla Reginotta, e chi uscì fuori? Un bel giovane che pareva un Sole. La Reginotta lo riconobbe pel bimbo che quel povero diavolo volea vendere, e gli domandò scusa d’avergli sbatacchiato le imposte sul viso. Ranocchino, si capisce, le aveva già perdonato. Si fecer le nozze con magnifiche feste, e Ranocchino, a suo tempo, ebbe la corona reale.FINE
Fiaba di Luigi Capuana