Quando le ombre della notte stavano svanendo il contadino si mise un paniere sotto il braccio e andò tra le case a raccogliere vetri di bicchieri rotti, minuzzoli di tappi e coperchi, cocci di pentole e tegami, bordi di vassoi, manici di brocche, orli di vasi da notte, mettendo insieme lampade sciupate, tazze sbreccate, vasi da fiori incrinati e tutti i pezzi di piatti e scodelle che trovò per le strade. Appena li ebbe gettati dove gli aveva detto il serpente, si vide il parco rivestito di smeraldi e topazi, intonacato di rubini e acquamarine, in uno splendore abbagliante. Tutti quelli che passavano di lì si fermavano affascinati col cuore ricolmo di meraviglia.
Vedendo questo miracolo il re rimase estasiato, e non sapeva se dormiva o era desto, ma quando sentì che il serpente gli mandava a chiedere di mantenere la promessa, disse: “Tutto quello che il serpente mi ha procurato fino a ora è inutile, se non mi fa diventare d’oro il palazzo”.
Fece un gran fascio di menta
Ancora una volta l’ortolano tornò dal serpente a riferire la terza voglia del re, e il serpente gli disse: “Va’ e raccogli un gran fascio di erbe d’ogni specie, strofinale contro le fondamenta del palazzo, e vediamo se accontentiamo questo re”,
Senza metter tempo in mezzo l’ortolano fece un gran fascio di menta, aglietti, rucola, erba Luigia, prezzemolo, basilico, timo, nepitella, e tutte le altre erbe che trovò, e appena lo ebbe strofinato alla base il palazzo cominciò a brillare dappertutto, come se si fosse scoperto un tesoro, sufficiente a far diventare ricchi tutti i poveri del reame.
Non c’era più nulla da fare
Quando l’ortolano venne a chiedere per il serpente la mano di Colombina, il re, rendendosi conto che non c’era più nulla da fare, chiamò la principessa e le disse: “Figlia mia, per prendere in giro un tuo pretendente gli ho imposto dei compiti impossibili, ma è riuscito a fare tutto quello che ho chiesto, e ora devo mantenere la parola data. Ti prego, figlia cara, non farmi tradire la mia parola, e accetta il marito al quale ti ho promesso”. “Sia quello che vuoi tu, mio signor padre”, rispose la principessa, “non mi sogno neanche lontanamente di cambiare quello che hai fissato per le mie nozze”.
Partì su un carro d’oro
Allora il re disse all’ortolano che il serpente poteva venire a sposare la principessa, e appena il serpente lo seppe partì su un carro d’oro, trainato da quattro elefanti tutti d’oro.
Quando arrivò in città la gente che lo vedeva passare così grosso e terribile fuggiva terrorizzata, e i nobili di corte appena entrò nel palazzo reale cominciarono a tremare e si nascosero di qua e di là, mentre anche i servitori e le cameriere se la davano a gambe. Il re e la regina sconvolti dalla paura gridarono: “Fuggi Colombina, fuggi, si salvi chi può!” e andarono a rinchiudersi in uno stanzino mentre la principessa, senza batter ciglio, diceva: “Perché dovrei scappare dallo sposo che mi avete dato?”.
E la regina svenne
Ed ecco che il serpente entrò nella stanza, avvolse la coda intorno alla vita di Colombina e cominciò a baciarla, mentre il re che guardava la scena dal buco della serratura si sporcò le mutande con una scarica di diarrea e la regina svenne. Stringendo la principessa con la coda il serpente la portò nella camera nuziale e chiuse la porta, poi si scosse la pelle di dosso e si trasformò in un giovane con i capelli biondi come oro fino, con occhi tanto belli da innamorare tutte le donne, e abbracciando Colombina ottenne tutto il suo amore.
Fonte: Antiche Fiabe Italiane