Latte, uova e nocciole ‘off limits’ per un milione e 200 mila piccoli europei. Tanti sono nel Vecchio Continente i bimbi da 0 a 5 anni allergici a uno o più alimenti, a cui si sommano un milione dai 5 ai 10 anni e altri 800 mila fra i 10 e i 18 anni. L’esercito dei baby allergici è in continua crescita: negli ultimi dieci anni il numero è raddoppiato, mentre i ricoveri per shock anafilattico fino ai 14 anni sono aumentati di sette volte e le visite ambulatoriali pediatriche sono triplicate. Questi i dati diffusi dal Food Allergy and Anaphylaxis Meeting dell’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (Eaaci), conclusasi a Venezia il 19 febbraio.
I cibi a rischio
In tutta Europa i cibi più allergizzanti per i bimbi sono il latte, le uova e noci, nocciole e arachidi. Sono queste le cause “più frequenti di shock anafilattico. Queste allergie nei bambini spesso segnano l’inizio dell’evoluzione verso altre malattie quali la rinite e l’asma“, spiega Maria Antonella Muraro, presidente del congresso e responsabile del Centro dedicato allo studio e alla cura delle allergie e delle intolleranze alimentari, operativo nella Regione Veneto nell’azienda ospedaliera dell’Università di Padova.
I Paesi con più bimbi allergici
La diffusione del disturbo cambia a seconda dei Paesi. Si va dall’1,7% di bimbi colpiti da allergie alimentari in Grecia al 3% di Danimarca e Polonia, dal 4% di Italia – alta in ‘classifica’ – e Spagna fino a oltre il 5% in Francia, Regno Unito, Olanda e Germania. Gli esperti ipotizzano che alla base della diversità dei dati esistano differenze di apporto nutrizionale di alcuni fattori come la vitamina D o il maggior introito di antiossidanti e la quantità di esposizione alla luce solare nell’area mediterranea.
L’importanza di una diagnosi appropriata
Il fenomeno è comunque in aumento e reclama attenzione. “Sforzi maggiori devono essere dedicati a identificare i bambini a rischio – sottolinea l’esperta – attraverso una diagnosi appropriata, con prove allergologiche cutanee e sul sangue. L’esclusione dell’alimento rappresenta tuttora l’unico trattamento efficace nella prevenzione della reazione allergica“.
Latte, uova e frutta secca
“In Italia – prosegue – l’allergia più frequente nei piccoli è quella al latte vaccino: non lo tollerano oltre 100 mila bimbi fra zero e cinque anni, costretti a ricorrere a latti speciali molto costosi. Se infatti i piccoli non introducono un adeguato sostituto del latte vaccino, possono andare incontro a gravi squilibri nutrizionali con una compromissione della crescita e vera e propria malnutrizione“.
Latte, ma non solo. Altri 80 mila piccoli italiani con meno di 5 anni non tollerano le uova, 50 mila sono allergici a noci, nocciole e arachidi, 40 mila ad altri alimenti fra cui frutta, verdura e crostacei.