Dal momento che non era stata messa alla prova davanti agli anziani, Megarin non sentì nessuna gioia per aver ottenuto quello che era stato il sogno della sua fanciullezza. Quando gettò la testa all’indietro e ululò, non le giunse l’ululato di risposta del Branco, morto da lungo tempo. Solo il debole grido di Madre Lupo fece lanciare a Megarin il secondo ululato a cui le altre nel tempio risposero con partecipazione.
Dopo aver abbraciato l’anziana, Megarin guardò di nuovo la testa di lupa sulla fronte di Vivien. Ora era un semplice marchio senza vita con gli occhi chiusi, e i corti capelli grigi della donna erano ricaduti sulla fronte a coprire il marchio della lupa. Sì, era solo questo: solo un marchio di appartenenza. Eppure il Branco aveva sempre avvolto il marchio nel segreto, soprattutto opo che ogni nuovo membro tornava dalla sua prima Ricerca.
“Spegnete le candele” ordinò Madre Lupa. Le adepte si affrettarono ad oscurare il tempio. “Vai, ora, Donna Lupa”, disse Vivien Megarin. “Trova il principe. Togli la coppa di cristallo a Garm e riportala al luogo a cui appartiene.”
Grata per la cecità della donna e per l’oscurità, Megarin aprì la bocca sorpresa. “Come potrò riconoscere il principe, se è ancora vivo? Aveva solo cinque anni quando i guerieri di Garm ci hanno attaccati.”
“Egli è vivo. La coppa te lo indicherà. Ricorda sempre, è stato il tradimento, oltre che la magia, che ha permesso a Garm di sconfiggerci.”
Sentì che Madre Lupo stava voltandosi. Due adepte inciamparono correndo ad assistere l’anziana nell’oscurità, che per loro era fitta come come doveva esserlo sempre stata per Vivien. Megarin curvò le spalle. La sua prima Ricerca! Non ora! Non doveva venir mandata via ora, ora che Vivien stava per morire. Certo la mente dell’anziana era in declino, come poteva sapere qualcosa del principe e della coppa? Ma i passi che Megarin udì allontanarsi erano sicuri, molto più sicuri di quelli incerti e leggeri attorno a lei. Megarin sospirò: non poteva infrangere la tradizione, non poteva disobbedire alla Madre Lupo. Doveva andare.
Fonte: Marion Zimmer Bradley, “Sword and Sorceress”