Avvicinandosi al castello al calar della notte, Megarin si acquattò nei cespugli per osservare le sentinelle. Non erano certo vigili. Senza dubbio, Garm ed i suoi uomini avevano talmente terrorizzato la campagna da non temere che qualcuno potesse assalire la loro fortezza. Concedendosi qualche istante, Megarin rallentò il respiroe si concentrò sul marchio che aveva in fronte. Quando questo si riscaldò scosse le mani per liberarsi delle ultime tensioni. Il ritmo del suo respiro rallentò facendosi più profondo, ma il cuore prese a battere più in fretta. Ora sentiva chiaramente le chiacchere delle sentinelle. E udì anche il rumore soffocato delle zampe ed il respiro accelerato dei lupi che la avevano seguita dopo il riposo. Tra gli odori familiari individuò quello del capo e seppe che il grande lupo nero era il più vicino a lei. Mentrre i lupi circondavano il castello, lei si avviò in silenzio verso il retro. Non udendo movimenti al di là del muro alto tre metri, balzò sulla sua cima per scrutare all’interno. Non vedendo nessuno, saltò a terra e corse verso l’edificio principale. Ancora non del tutto abituata alla doppia visione, inciampò in uno dei molti mucchi di spazzatura che ingombravano il cortile. Un altro balzo la portò su un ampio davanzale. Aprendo piano uno degli scuri, spiò all’interno di quella che una volta era stata la lussuosa stanza da pranzo del re morto. Sul trono di quescia del re era sprofondato garm, che rideva, cacciandosi in bocca grandi pezzi di cibo. I suoi lisci capelli biondi erano sporchi e unti; il suo corpo, una volta snello, mostrava segni di pinguedine. L’abito di pelliccia, spiegazzato e sporco, era incrostato da macchie nerastre. Fu la donna accanto a Garm che attirò l’attenzione di Megarin. Alta e ricoperta di gioielli d’oro, i suoi capelli, neri come quelli di Megarin, rilucevano sotto una cappa di pelliccia fulva. Un mantello di pelliccia delo stesso colore le copriva le spalle. Mangiava con raffinatezza, senza curarsi di nascondere il suo disgusto per i modi di Garm. A parte gli schiavi, era l’unica nella stanza che non portasse armi.
Megarin emise un sibilo. Magda! Magda, che aveva passato tutti gli esami a cui l’avevano sottoposta gli insegnanti del Branco. Eppure, e nessuno aveva mai saputo il perché, Magda non era stata accettata. Allora aveva rubato la coppa sacra, Garm era venuto con la sua spada che emettva gemiti ed i lbranco era morto, tutti erano morti, eccetto Vivien.
Fonte: Marion Zimmer Bradley, “Sword and Sorceress”