Ma non c’erano posti dove lei potesse ‘stargli fuori dai piedi’. Ovunque fosse, qualunque cosa stesse facendo, ogni volta che Felix la trovava da sola si divertiva a torturarla. Anche il giorno in cui aveva usato il gatto di lei come bersaglio per il tiro con l’arco, il padre di Carilla aveva riso, dicendo: “Bé, per fare pratica dovrà pure tirare contro qualcosa, no? Nel granaio devono esserci cinquanta gatti. Cercatene un altro”.
Era stato Felix, assieme alla banda di perdigiorno che si tirava dietro, il responsabile del ‘guaio’ che aveva messo fine così bruscamente alla sua infanzia. Nonostante ogni precauzione Carilla era stata sorpresa da loro nel granaio, una sera, e trascinata nel fienile. Lei aveva pregato gli Dei di farla morire, o almeno di non restare incinta; le sue suppliche non avevano avuto risosta. Disperata, aveva provato ogni espediente a lei noto per abortire, dagli infusi di erbe, agli sforzi fisici più stressanti. Niente aveva funzionato. Quando il suo stato non aveva più potuto essere nascosto si era affidata alla comprensione di sua madre. Né lei né il padre avevano voluto credere alla sua storia. Quella stessa notte se n’era andata. Soltanto Ranarl e Mara erano stati buoni con lei. Il coridom aveva insistito perché prendesse la sua giumenta, Ballerina, e Mara le aveva preparato un cestino di viveri. All’ultimo momento Ranarl le aveva perfino messo in mano alcune monete. “Avrai bisogno di qualche soldo, ragazza”, aveva detto con le lacrime agli occhi. “Quello che ti stanno facendo non è giusto… dal tuo fratellastro non c’è da aspettarsi di meglio, so bene come è fatto… ma non c’è modo di cambiare il carattere del nostro nobile. E’ un uomo crudele, questa è la realtà. Spero che tu trovi un posto sicuro.”
Soltanto in seguito Carilla aveva capito quale rischio lui e sua moglie avevano corso.
“Mia signora”, disse Ranarl, esitante. “Hai fatto un lungpo viaggio. Resterai qui per la notte, vero?”
“Per la notte? Penso di no.” Con uno sforzo lei tornò al presente. “Ma accetterei volentieri qualcosa da mangiare, e Mantogrigio non rifiuterebbe un po’ di biada. Sulle salite si è stancato, e dopo Scaravel ho cominciato a chiedermi se ce l’avrei fatta ad arrivare.”
“Non mi sorprende. Il tempo è stato inclemente quest’anno. Quasi non passa giorno senza una nevicata. Penserò io al tuo cavallo. In quanto a te… Mara ha lavorato in cucina dall’alba al tramonto. Abbiamo pochi servi, capisci, e in casa lei deve occuparsi di tutto. Credo che ti accorgerai che molte cose sono cambiate dopo la tua partenza.”
Fonte: “Le Nevi di Darkover” a cura di Marion Zimmer Bradley
Una Nuova Vita -6-
di 28 Marzo 2011Commenta