“Tutto era alla rovescia” ripeté Aranua a bassa voce e non sembrava volesse continuare. La ragazzina fremeva, si aspettava un racconto lungo e dettagliato di quelli che tenevano tutto il villaggio sveglio attorno al fuoco, e stavolta sarebbe stato solo per lei… Sbirciò verso le case, ancora nessuno si stava alzando, gli uccelli tacevano. “Nonna, perché non parli?”
“E’ stato un sogno triste, non voglio parlarne ancora, forse quando il sole sarà alto…”
Kulìa sentì i primi rumori del villaggio che si svegliava, voltò le spalle ad Aranua e tornò svelta a casa sua.
“La nonna. E’ sveglia, è vicina al fuoco comune, ha fatto un brutto sogno, tutto era alla rovescia.
Sua madre alzò la testa dal focolare e un lampo le passò negli occhi assonnati. La Madre dormiva fino a tardi, la Madre era una visionaria e non trattava i suoi sogni con leggerezza. Eppure Kulìa di solito non mentiva: la ragazzina era eccitata e al tempo stesso allarmata, e si strofinava addosso a sua made per essere rassicurata.
Qualcosa non andava
“Mangia qualcosa, piccola, e non uscire di casa prima del sole, è pericoloso, lo sai.”
Intanto sbirciò fuori: la Madre era ancora accanto al fuoco. Qualcosa non andava: Altre donne avevano visto la Madre in quella posizione e si aggiravano inquiete intorno ai focolari accelerando i lavori del primo mattino per potersi andare ad informare. I maschi erano presi dalle loro faccende e nessuno di loro si era accorto della presenza della Madre a quell’ora e in quel luogo. Le donne dissero ai maschi che la Madre aveva sognato, quelli non commentarono. Il cielo era sereno, il mare scintillava sotto i primi raggi del sole, ma un vago timore accompagnò l’inizio della giornata per tutti. I bambini sentirono l’inquietudine degli adulti e si fecero lamentosi.
Fonte: Sara Morace, “I racconti di domani”