“Hai sognato ciò che non può essere, Madre. Hai sognato il contrario della vita, della libertà, della gioia. Perché dovrebbe succedere una cosa simile? Chi vorrebbe vivere così? Nessuno, Madre, e non può succedere.”
“Succederà, l’ho visto e l’ho sentito, le ossa mi fanno male da quanto sto soffrendo. La testa mi scoppia per quello che sto pensando. Non credo che vivrò ancora a lungo, non credo che potrò più dormire. Convoca il consiglio.”
Irani sapeva che la Madre non prendeva decisioni alla leggera, vide dolore e disgrazia e tutto il corpo cominciò a dolerle. La loro guida, la loro visionaria aveva avuto una visione terribile e si rifiutava di metterla da parte. Mestamente convocò il consiglio per la sera stessa ed era turbata, e il suo turbamento si propagò a tutto il popolo.
La giornata trascorse svogliatamente e tutti davano uno sguardo alle donne per esserne rassicurati. Quelle parlavano tra loro, con calma, svolgendo le solite attività, ma non sorridevano. La gente non scherzava e trascinava i piedi invece di camminare svelta, i bambini giocavano svogliatamente e si interrompevano senza motivo. Il cibo pareva senza sapore, l’aria senza profumo.
L’acqua chiara del ruscello che diventava torbida
Kulìa provò per tutto il giorno a immaginare “tutto alla rovescia”. L’acqua chiara del ruscello che diventava torbida, i candidi teli di lino stesi ad asciugare che diventavano grigi, la morbida pelle di daino che diventava rigida, il sole che si oscurava, gli uccelli che tacevano, la mamma che non la chiamava più per il pranzo, i suoi amici che invece di correre venivano legati agli alberi, le piante che avvizzivano invece di crescere, i fichi amari, la menta puzzolente, il giorno che diventava notte. E più ci pensava più non lo credava possibile. Eppure la nonna che le aveva sempre sorriso non l’aveva nemmeno guardata in faccia: fino a qualche ora prima anche questo le sarebbe parso impossibile.
Fonte: Sara Morace, “I Racconti di Domani”