E così fece: Esattamente alle dieci del giorno seguente sollevò dalla veranda il suo cavallo e un minuto dopo tutti gli abitanti della cittadina si sperticarono alla finestra per vedere di chi fosse quel cavallo imbizzarrito.
Invece era soltanto Pippi che aveva fretta di arrivare a scuola. Giunse nel cortile al galoppo più sfrenato, balzò dal cavallo in corsa, lo legò a un albero e spalancò la porta della classe con tale violenza che Tommy e Annika, insieme con i loro bravi compagni di scuola, sobbalzarono nei banchi.
“Salute a voi!” esclamò Pippi agitando il suo ampio cappello: “Arrivo in tempo per le mortificazioni?”
Tommy e Annika avevano già annunciato alla maestra la venuta di Pippi Calzelunghe; dal canto suo, la maestra aveva sentito molto parlare di Pippi nella cittadina. E siccome era una maestra davvero gentile e simpatica, aveva deciso di fare l’impossibile perché Pippi si trovasse a suo agio a scuola.
Pippi si buttò a sedere in un banco libero, senza che alcuno glielo avesse assegnato; ma la maestra non sembrò notare i suoi modi sgangherati. Disse soltanto in tono estremamente amichevole: “Benvenuta a scuola, piccola Pippi! Spero proprio che ti ci troverai bene e imparerai tante belle cose.”
“Tutto questo è giusto, ma io spero invece di avere le vacanze natalizie che mi spettano” disse Pippi, “i diritti innanzi tutto!”
“Se intanto vorrai essere così gentile da dirmi qual’è il tuo vero nome” disse la maestra, “io lo scriverò nel registro di classe.”
“Mi chiamo Pippillotta Pesanella Tapparella Succiamenta, figlia del Capitano Efraim Calzelunghe, prima terrore dei mari, ora re dei negri. Pippi non è che il mio diminutivo, perché papà trovava Pippillotta troppo lungo”.
Fonte: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”