Kulìa si fermò ad una certa distanza dalla porta, scalpicciò per anninciare educatamente la sua presenza e poi, a bassa voce, chiamò la nonna. L’anziana donna venne alla porta e la invitò ad entrare, lanciando uno sguardo penetrante alla gatta che entrò tranquillamente e si sedette in un angolo. “Ti aspettavo, Kulìa. La gatta è con te?”
“Sì. No. Non lo so, nonna. E’ da stamattina che mi gira intorno. Sono tante le cose che non so e vorrei che me le spiegassi.”
“Hum. Hai delle domande da farmi?”
E intanto si affaccendava in giro. Prese un piattino e ci versò dell’acqua. Lo poggiò cerimoniosamente davanti alla gatta che bevve dopo aver saggiato il liquido col naso, come sempre fanno i gatti. Poi le avvicinò un po’ di pesce, che la gatta divorò.
Il momento era arrivato ma sembrava che quella gatta fosse più importante di lei, Kulìa, e delle sue domande.
La Madre la anticipò, come al solito.
Il benvenuto ad un nuovo gatto è importante
“Il benvenuto ad un nuovo gatto è importante Kulìa, non si sa mai da quale mondo arrivino e cosa possano avere da dirci.”
“A me ha già detto qualcosa, nonna. Mi ha detto il numero nove: E sono nove le domande che vorrei farti. In realtà sarebbero molte di più, ma ho pensato di ridurle a nove.”
Tanto vale essere sfacciate, al punto in cui siamo, aveva pensato Kulìa.
“Un buon numero. Tre volte tre. Ci vorrà del tempo. Ma come fai a sapere che io avrò le risposte?”
Fonte: Sara Morace, “I Racconti di Domani”