“Ci sono novità, nipote. La donna del sogno ha parlato ancora, si chiama Marija.” Kulìa rimase in silenzio, in piedi. La Madre la invitò a sedersi. Le offrì un frutto di mare appena pescato. Tutti portavano omaggi alla Madre. La ragazza continuava a tacere, paziente. La Madre pensò che nel giro di un giorno c’era già stato qualche cambiamento. Notò i capelli ben pettinati. La posa aggraziata che aveva assunto sedendosi, la tunica pulita, e sorrise dentro di sé.
“Quella donna, Marija, ci parla da un altro tempo, Kulìa. Molte generazioni successive alle nostre. E ha visto succedere cose che noi non abbiamo ancora vissuto, cose che pensa, anzi sa, che vivremo un domani, noi o le generazioni che verranno.”
La nonna lo disse con calma. Per mitigare lo sgomento?
“Come può essere, nonna?”
“Le antenate ci parlano, Kulìa, lo sai. Ci insegnano, ci guidano, ci proteggono. E sono venute prima di noi. Noi siamo le antenate di Marija e lei ci chiede aiuto e ce ne offre a sua volta. Non era successo prima d’ora, ma se ci pensi bene noi sappiamo che può essere. Qualcuna sarà sempre l’antenata di qualcun altra, finché ci saranno nascite. Quando io tornerò alla Dea non me ne sarò andata per sempre, continuerò ad esserci. E così è per tutte, per tutti. Tu potrai parlarmi. E’ un filo che non si può interrompere. Lo si può perdere ma lo si può ritrovare.”
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Giornata Normale -7-
di 28 Aprile 2011Commenta