“Non mi dici però in cosa sbagliamo.”
“Forse, ma non ne posso essere certa, voi sbagliate pensando che la pianta della vita felice possa crescere da sola se rispettate i cicli della naturacon le regole sagge che vi siete scelti. Ma i cicli naturali non sono sufficienti per gli umani. Sono importanti ma non bastano. Noi non siamo come le piante e gli animali, che vivono senza affanni e non fanno progetti. Noi abbiamo sogni e desideri, pensieri e immaginazioni che ci portano anche molto lontano da dove fisicamente stiamo. E siamo capaci di realizzarli, perché noi inventiamo ciò che prima non c’era. Abbiamo queste capacità che gli animali non hanno, ma possiamo usarle in vario modo. Facendoci del bene ma anche facendo e facendoci del male.”
“Noi ci affidiamo alla Dea.”
“Sì, la Dea è la vostra idea della vita. L’avete immaginata e inventata dotata delle capacità che più apprezzate, che riconoscete come preziose. La nascita e la creazione del nuovo, la trasformazione del fiore in frutto, il sonno che rigenera e porta una nuova rinascita. Le avete dato forma e sembianza di donna perché nella donna riconoscete l’inizio della vita di ciascuno, le migliori capacità umane di curare la vita. Nella natura che vi circonda rintracciate lo stesso principio femminile. E lo amate e lo rispettate. Quindi vi affidate a voi stesse insieme e a tutta la gente che guidate e proteggete.”
Un lungo silenzio seguì, molto lungo. Niente si muoveva nella capanna. Le due donne distese rimasero con gli occhi chiusi. La terza che non era fisicamente presente si allontanò lentamente, con molta delicatezza, fino a interrompere del tutto il contatto. La gatta bianca e nera si stirò, miagolò piano e si avviò nella luce del pomeriggio. Aprire gli occhi significava prendere atto delle parole della donna Marija. E Irani e Aranua lo fecero.FINE
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
La Pianta della Vita -6-
di 13 Maggio 2011Commenta