Le novità furono presto dette: i pescatori avevano incontrato in mare barche provenienti da altre isole, come spesso succedeva, e si erano scambiati manufati e informazioni. Nelle terre tra il tramonto e l’alba si erano verificati avvenimenti inquietanti. Le notizie non erano di prima mano perché erano passate di barca in barca e di bocca in bocca per mesi, ma comunque erano queste: erano giunti grandi gruppi di uomini da molto lontano, soli, senza donne né bambini e si erano stabiliti senza essere invitati sulla terra di gente che vi abitava e la coltivava da generazioni e generazioni.
Erano giunti portando con sé animali molto grandi, alti, sui quali sedevano e si facevano portare invece di camminare, come fanno tutti quanti. Impugnavano grandi attrezzi taglienti e pesanti coi quali minacciavano le genti e li usavano per uccidere chi reagiva alla loro prepotenza. Attrezzi di metallo più grandi di bastoni, piatti, molto affilati. Allevavano pecore e mucche viaggiando insieme con le mandrie, trovavano un buon pascolo e lo sfruttavano fino a che non si esauriva. Non costruivano villaggi anzi erano arrivati a distruggerne alcuni, non coltivavano la terra, non pescavano nel mare. Tutti maschi, e rapivano le donne dei villaggi obbligandole a giacere con loro. Non onoravano la Dea e non rispettavano nessuna regola di armonia né tra le persone né con la natura. Si impossessavano dei raccolti mietuti da altri o li bruciavano. Avevano già causato la morte di molte persone, o perché uccise da loro o perché si erano rifiutate di vivere nel loro modo e a loro contatto. “Sostengono che un Dio maschio, violento e minaccioso, li ispiri e in suo nome fanno quello che fanno”.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Possibilità -1-
di 18 Maggio 2011Commenta