Da lì si aveva una buona visuale della Grande casa. Sulla tavoletta che si era procurata cominciò a modellare la forma della Casa: una piccola copia. La fece senza tetto in modo che si potesse vedere dentro e modellò anche figure e oggetti così come li ricordava. Le riuscì così facile completare il lavoro che potè portarlo dentro in tempo per essere infornato insieme agli altri manufatti. I presenti, impolverati e sudati, diedero solo uno sguardo a quella strana creazione e la infilarono nel forno rovente. Capitava spesso che ragazzine e ragazzini si cimentassero con piccole quantità di argilla, ma raramente le portavano per farle cuocere, e mai di quella forma. Ed era una giovane donna quella, non una ragazzina. Ma erano stanchi, era ora di lavarsi, mangiare un boccone e riposare un poco, e nessuno ci pensò più. Ma Kulìa ci pensava e si informò del tempo che sarebbe occorso alla cottura e al raffreddamento. Poi, dopo aver ringraziato, se ne andò a mangiare anche lei.
Nel pomeriggio che non era impegnato nella grande sale si riposò, riordinò, cucinò e si abbigliò per la festa finale. Fu preparata la legna per i grandi fuochi all’aperto, e vennero allestiti banchi su cui esporre gli oggetti e specialità che ciascuno portava alle feste per scambiarli con quelli di altri villaggi. Era uso farsi regali alle feste e lo scambio permetteva di donare oggetti insoliti, profumi diversi da quelli abituali, vesti originali. Inoltre ci si procurava regali per ringraziare le persone che si erano offerte di rimanere nei villaggi durante la festa per accudire coloro che non potevano muoversi e nutrire gli animali rimasti. Non i cani, che avevano seguito gli umani ma non potevano entrare nella Grande Casa (per evitare zuffe), e raramente i gatti che andavano a caccia ed erano assai indipendenti, tanto che alcuni erano giunti fino alla Grande Casa seguendo le carovane dei villaggi a modo loro, oppure trasportati nelle bisacce dei più piccoli, e si aggiravano nei dintorni della Casa accuditi dai loro beniamini, che dormivano all’aperto in capanne improvvisate per non lasciarli da soli.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Ciò che è Diverso e ciò che è Migliore -4-
di 31 Maggio 2011Commenta