La scelta più terribile e dolorosa per una donna che ha portato in grembo nove mesi il proprio figlio: partorire e abbandonarlo. Non è una cosa d’altri tempi, bensì un dramma che è ancora attuale e più che mai moderno. Basti pensare che solo nel Lazio si registrano 60 casi ogni anno, per lo più nella Capitale. Il Policlinico Casilino, all’Unità operativa di Neonatologia, è il luogo dove più spesso accade, ed è un fenomeno che – secondo i dirigenti del reparto – sta aumentando con l’andare del tempo, anziché diminuire. La crisi, insomma, va a toccare le famiglie nel profondo, e chi si ritrova improvvisamente senza lavoro pensa soprattutto a come farà a far crescere e dare un futuro al proprio figlio. E così si arriva alla drastica decisione di lasciarlo in ospedale, dove il bimbo verrà curato, sfamato e dato in adozione, sicuramente a una famiglia più fortunata e che potrà garantire loro una vita più agiata. Un gesto d’amore estremo?
adozione legge
Adozioni per i single: la Cassazione esorta il mondo politico a prendere una decisione
La scorsa settimana la Cassazione ha esortato il mondo politico dopo una sentenza per il caso di una bimba russa adottata a Genova: tempi maturi anche per i single. Contrario il Vaticano: il bambino ha diritto a due genitori. E’ intervenuto anche Sacconi: ‘Pericolosa deriva laicista anti premier‘.
I tempi sono maturi anche per i single
I tempi sono ormai maturi affinchè il Parlamento italiano apra alle adozioni di minori da parte dei single, anche se con le dovute cautele. Nulla in contrario è infatti previsto dalla ‘Convenzione di Strasburgo sui fanciulli del 1967’ che contiene le linee guida in materia di adozione. L’esortazione arriva dalla Cassazione che – nella sentenza 3572 depositata – sottolinea che “il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, ad un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante“.
Adozioni gay nel mondo: un quadro generale
L’argomento è certamente uno di quelli che fa discutere… Con l’espressione adozione da parte di coppie dello stesso sesso si indica l’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Nel linguaggio corrente e dai mass media si utilizza comunemente l’espressione “Adozione gay”.
Umberto Veronesi, nel 2006, si era espresso così in merito alle adozioni gay in Italia: “È troppo semplicistico ritenere che un bambino, per crescere in modo equilibrato, abbia bisogno della presenza di un padre e di una madre di sesso diverso. Nessuna ricerca scientifica dimostra che essere figli di omosessuali è pericoloso per l’acquisizione della propria identità di genere. La verità è che la società ha bisogno di tempo per adattarsi ai cambiamenti: basti pensare a quello che è successo 30 anni fa ai figli dei separati, che si sentivano a disagio e cercavano di nascondere la loro realtà. Adesso, invece, essere figli di separati è quasi normale“.
Da allora non sono stati fatti molti passi avanti in questa materia, e allora vediamo di dare un quadro generale…
Adozioni internazionali: la normativa di riferimento in Italia
Sono quasi quattromila i bambini adottati ogni anno in Italia. Esattamente 3.964 minori stranieri nel 2009 sono stati accolti dalle famiglie italiane. Un numero che, secondo i dati del Rapporto annuale della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), rimane stabile rispetto al 2008 con 3.951 adozioni. Subito dopo gli Usa, il nostro Paese si conferma così leader nell’accogliere i bambini senza famiglia. Vengono soprattutto da Russia, Ucraina, Colombia, Etiopia e Brasile e il centro-nord della Penisola si conferma l’area con il maggior numero di adozioni. Anche se nell’anno appena trascorso gli incrementi più significativi si sono registrati in Calabria, Basilicata e Molise.
Adozioni internazionali: non si può rifiutare un bimbo di colore
I genitori non possono rifiutare l’adozione di un bimbo di colore. E’ la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Aurelio Golia alle sezioni unite civili. A sollecitare una pronuncia definitiva della Cassazione è l’Ai.Bi. l’associazione amici dei bambini, presieduta da Marco Griffini, su un caso avvenuto a Catania, dove il Tribunale dei minori aveva accolto la richiesta di adozione di una coppia pur con il vincolo di non accettare bambini di colore.
Ora la Procura di piazza Cavour, chiedendo l’accoglimento del ricorso dell’Aibi, sollecita una decisione della Cassazione in maniera tale che impedisca ai genitori di operare scelte razziste.
“Mamma ho preso l’aereo” l’adozione diventa un reality
Il 25 febbraio, salvo slittamenti, su La7 dovrebbe partire la messa in onda di un nuovo “reality” dedicato all’incontro tra delle famiglie e dei bambini da adottare sparsi un pò in tutto il mondo: Mamma ho preso l’aereo, questo il titolo.
Sicuramente è sempre difficile riuscire a descrivere l’adozione, per chi non la conosce da vicino in quanto bisogna affrontare lunghe attese da parte degli aspiranti genitori, colloqui, speranze, delusioni, gioie ed emozioni forti. Ci proverà questo “reality”, che per la prima volta tenta di fotografare e descrivere un evento della vita rimasto fino adesso privato.
Saranno messe in onda sei puntate per raccontare la vicenda di sei coppie italiane, dal momento dell’abbinamento, ovvero dell”attribuzione’ di un bambino a quello del rientro in Italia con il desiderato figlio. Il programma è ideato da Chiara Salvo e Giulia Cerulli con la collaborazione del Cifa, ente autorizzato per l’Adozione Internazionale.
L’ADOZIONE INTERNAZIONALE
L’adozione internazionale è l’adozione di un minore il cui stato di abbandono (e di adottabilità) sia stato dichiarato dalle competenti autorità di un Paese estero. La procedura di adozione avviene, almeno in parte, davanti alle autorità del Paese stesso.È regolamentata dalla Legge 4 maggio 1983, n.184, successivamente modificata dalla Legge 31 dicembre 1998, n. 476, che ha autorizzato il Presidente della Repubblica a ratificare la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale del 29 maggio 1993 (Convenzione dell’ Aja), e ha costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Commissione per le adozioni internazionali (CAI). Inoltre, tra le normative di riferimento, ci sono quelle anche del Paese di provenienza del bambino ed eventuali convenzioni specifiche in materia tra i due Paesi.A causa del numero esiguo di minori adottabili in Italia rispetto alle domande di adozione, l’adozione internazionale è in costante aumento. Le autorizzazioni concesse all’ingresso di minori stranieri, corrispondente alla fase conclusiva dell’adozione internazionale, sono passate, dalle 1.797 del 2001, alle 2.840 del 2005.
L’ADOZIONE NAZIONALE
L’adozione nazionale, secondo la legislazione italiana, è l’adozione che si realizza quando il minore viene dichiarato adottabile da un tribunale per i minorenni del territorio nazionale. Il termine nazionale non fa quindi riferimento alla nazionalità o a caratteristiche di appartenenza etnica del minore, ma solo al fatto che l’autorità competente è quella italiana in quanto l’adottabilità del bambino viene riscontrata nel territorio nazionale.
Procedura per intraprendere l’adozione nazionale in Italia
La domanda di adozione
Il procedimento inizia con la domanda di adozione inviata al Tribunale per i minorenni competente per territorio di residenza. Nel caso di residenti all’estero, il tribunale competente è quello dell’ultimo domicilio o, in mancanza, quello di Roma.
Alcuni Tribunali per i minorenni richiedono che la domanda di adozione sia indirizzata preventivamente ai Servizi socio-assistenziali. Si occuperanno questi ultimi di informare i coniugi richiedenti e, nel caso questi confermino la loro volontà ad adottare, ad informare il tribunale della disponibilità dei coniugi. Si tratta di una prassi controversa in quanto secondo l’art. 22 della legge 184/1983, come modificata dalla 149/2001, i coniugi devono presentare domanda al tribunale e non ai servizi socio-assistenziali.
La domanda può essere redatta in carta semplice anche se alcuni Tribunali richiedono di redigere la dichiarazione in un modulo prestampato, che può differire da un tribunale ad un altro, e che può contenere domande riguardo eventuali limitazioni della disponibilità dei richiedenti riguardanti, tra le altre, lo stato di salute del minore, l’accettazione o meno del rischio giuridico, la disponibilità ad accogliere più fratelli
Indagini per la valutazione dell’idoneità dei coniugi [modifica]
Il tribunale, per poter valutare l’idoneità dei coniugi ad adottare un minore, dispone una indagine di natura psico-sociale, affidandole ai servizi sociali, altre indirizzate alle autorità di pubblica sicurezza, e infine una serie di indagini di natura sanitaria, di solito realizzate dai dipartimenti di Medicina Legale di Salute Mentale.
La domanda potrà essere valutata solo quando tutte e tre le relazioni saranno pervenute al Tribunale per i Minorenni