Una Nuova Vita -1-

 L’aurora aveva appena scostato le scure tende della notte, quando Carilla tirò le redini di Mantogrigio. Il cavallo si fermò, sbuffando stancamente, e lei gli accarezzò con affetto il collo muscoloso. “Stai diventando vecchio, ragazzo mio”, disse. “Proprio come me.”
Più in basso, i lunghi pascoli di Snow Haven si perdevano nella nebbia, stretti ta i possenti contrafforti delle montagne stagliate sul chiarore rossastro del cielo. Era difficile credere che fossero trascorsi tanti anni da quando se ne era andata da casa. Il ricordo della notte piovosa in cui era partita, chiedendosi cosa sarebbe stato di lei, restava nitido nella sua memoria. E tuttavia il tempo era passato, lasciando duri segni su di lei così com’era cambiata Snow Haven. Anche da lì poteva vedere che la fattoria stava andando in rovina.

Il marchio della lupa -13-

 Prese tra le mani il viso del ragazzo. “Principe Duer”, lui accennò di sì, e le lacrime presero a scorrergli sul viso. “Re Duer del Corsac, io, Megarin del Branco della Lupa, ho giurato di servirti e proteggerti: Ricordi quando eri un bambino piccolo e qualche volta venivi a giocare a Wolfhaven? Ti ricordi come ti erano amici i lupi? Persino il selvaggio branco della foresta ora è al tuo servizio. Abbi fiducia in loro. Resta con loro. Presto da Wolfhaven verrà qualcuno per stare con te. Tu sarai re, Duer. Te lo prometto.
Quando abbracciò il ragazzo, lui la strinse forte. Lei gli accarezzò la testa e la schiena, aspettando che i suoi singhiozzi incontrollati cancellassero anni di abusi e di dolore: Quando finalmente si addormentò, lei lo affidò alle cure delicate delle lupe e cominciò a correre verso Wolfhaven.

Pippi gioca a prendersi con la polizia -4-

 I poliziotti erano già rimasti con un palmo di naso quando Pippi si era tuuffata; figuratevi poi come rimasero quando, dopo aver rifatto il cammino percorso, sempre bilanciandosi penosamente sulla cresta del tetto, si accorsero che la scala era scomparsa! Divennero furibondi, e urlarono a Pippi, la quale stava da basso e li guardava, che si decidesse immediatamente a rimettere la scala, altrimenti ne avrebbe viste di peggio.
“Ma perché i arrabbiate così?” chiese Pippi in tono di rimprovero. “Stiamo giocando a prenderci, no? Siamo amici!”
I poliziotti confabularono per un istante tra loro, e infine uno disse, piuttosto imbarazzato: “Senti un po’, vorresti essere tanto cortese da rimetterci la scala, che si possa scendere?”
“Ma certo!” rispose Pippi, e subito la rimise.

Pippi gioca a prendersi con la polizia -3-

 “Del resto, sono stata a Lisbona col mio papà” aggiunse, continuando a spostarsi con la testa in giù e le gambe in su, perché, tanto, riusciva benissimo a discutere anche così.
A questo punto però uno dei due poliziotti disse che “poche storie!”, Pippi non doveva credere di poter fare tutto quello che voleva: doveva seguirli alla Casa del Bambino. E, avvicinatosi a Pippi, la prese per un braccio. Ma lei si liberò con sveltezza e, dandogli un colpettino sulla spalla, disse: “Preso!” Prima che il poliziotto battesse ciglio, lei era saltata sulla ringhiera della veranda e in due balzi aveva raggiunto il balcone del primo piano. Siccome i poliziotti non avevano proprio nessuna voglia di seguirla per la stessa via, si precipitarono in casa e per la scala salirono correndo al piano superiore; ma quando finalmente giunsero sul balcone, Pippi si trovava già a metà tetto e si arrampicava su per le tegole, quasi fosse il signor Nilsson. In un attimo fu in cima, e saltò agilmente sul comignolo.

Pippi gioca a prendersi con la polizia-2-

 “Io sono già sistemata in una Casa del Bambino” disse Pippi.
“Come? E dire che era già tutto stabilito!” esclamò uno dei due poliziotti. “E dove sarebbe dunque quest’altra Casa del Bambino che dici tu?”
“Qui” rispose Pippi con fierezza. “Io sono una bambina, e questa è la mia casa: non si tratta dunque di una Casa del Bambino? E, quanto a sistemazione, vi assicuro che sono sistemata proprio comodamente!”
“Ma bimba mia” disse il poliziotto, e sorrise, “evidentemente non mi sono spiegato bene: tu devi entrare in una vera Casa del Bambino, e avere qualcuno che ti controlli”.
“Permettono di tenere i cavalli nella vostra Casa del Bambino?” chiese Pippi dubbiosa.
“Certo che no” rispose il poliziotto.

Pippi gioca a prendersi con la polizia -1-

 Ben presto nella cittadina si sparse la notizia che una bambina di nove anni abitava da sola a Villa Villacolle. Le comari si trovavano d’accordo nel dire che così non si poteva andare avanti: tutti i bambini infatti devono avere qualcuno che si preoccupi di far loro le prediche, e tutti i bambini devono andare a scuola a imparare la tavola pitagorica. Perciò le comari decretarono che la ragazzina di Villa Villacolle dovesse esser messa in collegio.
Era un bel pomeriggio, e Pippi aveva invitato Tommy e Annika da lei a prendere il caffè con i biscotti al pepe, apparecchiando sui gradini della veranda. Il sole illuminava ogni cosa, e i fiori del giardino di Pippi mandavano un intenso profumo. Il signor Nilsson saliva e scendeva velocemente lungo le colonnine della veranda e di tanto in tanto il cavallo sporgeva il muso per chiedere un biscotto.

Il marchio della lupa -12-

 Furente, Garm tentò di afferrare le particelle di polvere lucente. Megarin prese il ragazzo. Correndo con la coppa nella mano destra ed il ragazzo che penzolava sotto il braccio sinistro, si lanciò nel cortile. Il suo ululato disperato richiamò il branco. Il branco della foresta attraversò di corsa i cancelli e disperse le guardie sbalordite. Nonostante le grida furiose che sentiva dietro di sé, le guardie erano troppo occupate a cercare di evitare gli artigli e le zanne dei lupi selvatici per pensare di bloccarla.
Corse senza fermarsi, finché non fu nel profondo della foresta e circondata dalle coorti di lupi. Il grande capo nero guardò il marchio ancora fiammeggiante di luce rossa. I suoi pensieri raggiunsero con chiarezza la mente di lei. “Gli esseri umani erano così confusi! Che divertimento! Devo correre avanti e dirlo a madre Lupa?”.

Il marchio della lupa -11-

 Magda trasalì, ma scattò in avanti. Megarin si rese conto che quella donna le era superiore. La traditrice aveva completato e padroneggiato tutto l’addestramento, mentre Megarin si era concentrata soprattutto sulla velocità del fulmine. Appoggiandosi al piede sinistro, Magda sferrò un calcio basso: Il punto di forza del colpo era nel tacco che si abbatté sul ginocchio sinistro di Megarin. In vece di cadere all’indietro, Megarin rilasciò i muscoli e si accartocciò sotto il calcio, colpendo con la mano sinistra il plesso solare di Magda. O almeno ci provò. Magda lo schivò e cercò la gola di Megarin. Parando con la coppa sacra, Megarin sentì la propria carne vibrare quando la mano di Magda incontrò la coppa. La donna gridò e corrugò la fronte. Megarin si fece più vicina e la colpì con tre pugni con la mano sinistra. I pugni velocissimi fecero tremare la testa dell’altra e gli occhi divennero vitrei.

Il marchio della lupa -10-

 “Ehi, tu là!” Sotto di lei due soldati la tenevano di mira con le lance. Megarin lanciò un profondo ululato e subito si udì la risposta. Due massicci lupi della foresta si lanciarono al di là del muro e prima che i due soldati avessero il tempo di voltarsi, i lupi colpirono, azzoppando i guerrieri di Garm. Si fermarono un istante per lanciare un ululato e poi balzarono di nuovo al di là del muro.
Le persiane di legno scricchiolarono sui cardini quando Megarin si lanciò nella stanza. Toccando il pavimento di pietra, assorbì l’impatto e si rannicchiò, balzando verso l’alto e saltando sul tavolo. I suoi piedi nudi atterrarono senza vacillare sulle assi polverose. Sorpreso, Garm sbatté con forza la coppa sul tavolo ed il cristallo tintinnò, mentre il legno tremava per il colpo. Qualunque altro cristallo, persino il diamante, si sarebbe infranto, ma la coppa sacra rimase intatta.

Il marchio della lupa -9-

 Megarin guardò Magda con occhi fiammeggianti. Nessun Lupo del Branco avrebbe mai indossato la pelliccia di un predatore e soprattutto di una Sorella Lupa o di un Fratello Lupo! La Madre Lupa sapeva che la traditrice aveva tramato con Garm? Se i lupi lo sapevano, allora lo sapeva anche lei. Ora Megarin lo sapeva e magda doveva pagare per il suo tradimento. No. La Madre Lupa aveva mandato Megarin a ricuperare la coppa e il principe, non a perpetrare la vendetta. Non quella volta.
Scrutando il salone cupo, Megarin ignorò l’attività negli angoli bui, anche se gli strilli dei servitori infastidivano il suo udito acuto come quello dei lupi. Un giorno, questa gente che Garm aveva reso schiava sarebbe stata libera. Oggi Megarin doveva liberare solo il principe e la coppa.
“Ragazzo!” ruggì Garm e Megarin trasalì al tono aspro, “Portami il vino. Perché ci metti tanto, miserabile bastardo?”

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