Fecondazione assistita: in Gran Bretagna bimbi con tre genitori

 Bebè con tre genitori sempre più vicini in Gran Bretagna. La controversa tecnica di fecondazione assistita, che permetterà di avere bebè con ben tre genitori biologici, due mamme e un papà, e il Dna privo di alterazioni che possono portare a gravissime malattie genetiche, ha ricevuto infatti un primo via libera dalla Human Fertilisation and Embriology Authority (Hfea). L’obiettivo dichiarato dai ricercatori è quello di evitare che il piccolo sviluppi malattie mitocondriali, tra cui insufficienza epatica, problemi cardiaci fetali, disturbi cerebrali, cecità, rimuovendo dal Dna della madre le disfunzioni legate ai mitocondri, vere e proprie ‘batterie’ delle nostre cellule. La metodica, messa a punto dalla Newcastle University, è attualmente proibita in Inghilterra. Ora l’Hfea, consultata dal ministro della Sanità Andrew Lansley, ha concluso che la tecnica è “potenzialmente utile” e potrebbe aiutare un piccolo numero di pazienti a rischio a non trasmettere malattie genetiche letali ai figli.

I riti dei teen-agers: dai tuffi dai balconi alla vodka negli occhi

 Lanciarsi giù da un balcone centrando la piscina, salire su un treno in corsa, versarsi vodka negli occhi. I riti shock in voga tra teenager, complici consumo di alcol e droghe, trovano spazio su Internet e social network, e rimbalzano da un Paese all’altro grazie alla Rete. Con Youtube e Facebook protagonisti assoluti. “Diffondono stili di consumo innescando spesso dinamiche pericolose – spiega all’Adnkronos Salute Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol-Centro collaboratore Oms per la ricerca e la promozione della salute su alcol e problemi alcol-correlati – nascono così riti e trend che finiscono per viaggiare da un Paese all’altro“. Un esempio concreto? Il cosiddetto ‘botellòn’.

Insetticidi: l’esposizione delle mamme causa deficit di QI nei bimbi

 Occhio ai pesticidi. I ricercatori del Columbia Center for Children’s Environmental Health della Mailman School of Public Health (Usa) hanno rilevato un legame tra l’esposizione prenatale all’insetticida clorpirifos e un deficit del quoziente intellettivo dei bimbi all’età di sette anni. Si tratta del primo studio che valuta la neurotossicità dell’esposizione prenatale al clorpirifos sui banchi di scuola, e i suoi risultati sono pubblicati on line su ‘Environmental Health Perspectives’.

Il clorpirifos
Fino al 2001, anno in cui fu vietato per l’uso all’interno delle abitazioni dalla US Environmental Protection Agency, il clorpirifos, pesticida organofosfato, era uno dei più diffusi Oltreoceano. In un campione di 265 bambini appartenenti alle minoranze di New York City, nati prima del divieto, i ricercatori hanno ritrovato le prove che l’aumento della quantità di questa sostanza nel sangue del cordone ombelicale si associa a una diminuzione delle prestazioni cognitive all’età di 7 anni.

Primo sole: attenzione ai bimbi. E’ allarme melanomi tra i più piccoli

Sotto il sole ancora troppi italiani ‘rischiano la pelle’. Oltre uno su 10 (12%) si espone senza filtri di nessun genere; uno su 4 (24%) non usa creme protettive e chi lo fa le sceglie troppo ‘soft’ (53%), col risultato che la meta’ si scotta (51%). Ma i piu’ indifesi sono i bambini, quasi sempre ‘incremati’ (96%) e tuttavia lasciati spesso senza cappello (56%), maglietta (89%) e occhiali (83%), quindi vittime di eritemi e bolle in 2 casi su 5 (41%). Bruciori e arrossamenti, dunque, ma non solo. Secondo i dati del National Cancer Institute americano, tra i piccoli aumentano del 3% circa all’anno (+2,9%) anche i casi di melanoma: il tumore della pelle piu’ mortale, un tempo rarissimo in eta’ pediatrica. Colpa di nei congeniti non controllati, ma anche delle cattive abitudini sotto i raggi della ‘stella madre’.

Fumo, vizio sempre più precoce. Al via la campagna di prevenzione del Moige

Brutto vizio già da giovanissimi: l’età media in cui i ragazzi di età compresa tra 15 e 24 anni iniziano a fumare è proprio 15 anni, sebbene oltre il 34% dichiari di aver iniziato prima, mentre il 50% nella fascia di età 15-17 anni. Dati allarmanti, che evidenziano come più di 8 giovani su 10 (l’85,3 %) ‘under 24’ inizino a fumare prima del diciottesimo anno di età. Per sensibilizzare bambini e genitori sul tema delle conseguenze derivanti dal fumo e cercare di contrastare in maniera concreta il vizio nei minori, torna la campagna ‘Alessio e Sara in tour per la prevenzione al fumo minorile!’ del Movimento italiano genitori (Moige).

Influenza: 81 milioni di giorni di scuola persi ogni anno

 Ben 81 milioni di giorni di assenza accumulati ogni anno dai bambini italiani iscritti alla scuola materna e a quella elementare, “per colpa di influenza, virus parainfluenzali e malanni vari. Assenza che si concentrano soprattutto nei mesi invernali, e in particolare fra i più piccini: 1.710.899 bambini di 3-5 anni“. A fare i conti per l’Adnkronos Salute, in occasione del picco influenzale, è Italo Farnetani, pediatra e docente a contratto dell’Università di Milano-Bicocca.
Abbiamo esaminato un totale di 5 milioni 93.473 bambini iscritti a materna ed elementare – spiega il pediatra – scoprendo che i più piccoli arrivano a perdere in un anno 36 milioni di giorni di frequenza, mentre alle elementari ne vanno in fumo 45 milioni. Fatte le debite proporzioni, e considerato che alla materna ci sono bimbi di tre gruppi di età, contro i cinque anni delle elementari, emerge come ad ammalarsi più spesso siano proprio i più piccini“.

Bimbi allergici: in Europa sono raddoppiati in 10 anni

 Latte, uova e nocciole ‘off limits’ per un milione e 200 mila piccoli europei. Tanti sono nel Vecchio Continente i bimbi da 0 a 5 anni allergici a uno o più alimenti, a cui si sommano un milione dai 5 ai 10 anni e altri 800 mila fra i 10 e i 18 anni. L’esercito dei baby allergici è in continua crescita: negli ultimi dieci anni il numero è raddoppiato, mentre i ricoveri per shock anafilattico fino ai 14 anni sono aumentati di sette volte e le visite ambulatoriali pediatriche sono triplicate. Questi i dati diffusi dal Food Allergy and Anaphylaxis Meeting dell’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (Eaaci), conclusasi a Venezia il 19 febbraio.

Bimbi allergici e asmatici: arriva la carta dei diritti nelle scuole

 I bambini allergici o asmatici hanno il diritto di vivere la scuola, in classe e all’aperto, il pranzo e la merenda, lo sport ed i momenti ricreativi con serenità e sicurezza. Parte da questo presupposto la ‘carta’ dei diritti dei piccoli che soffrono di queste malattie presentata, in occasione della sesta giornata nazionale del bambino allergico, al convegno, a Roma, organizzato al Policlinico Umberto I da Federasma Onlus (Federazione Italiana delle Associazioni di Sostegno dei Malati Asmatici e Allergici), Alama (Associazione Laziale Asma e Malattie Allergiche) e Siaip (Società Italiana Allergologia e Immunologia Pediatrica) in collaborazione con l’università capitolina ‘Sapienza’.

Psichiatria pediatrica d’emergenza: aumentano le emergenze psichiatriche nei bambini

 Nel 2009 sono stati 191, nel 2010 poco più di 200. Sono i numeri della psichiatria d’emergenza, ovvero degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma di ragazzi con problemi di natura psichiatrica. L’emergenza in psichiatria viene definita come la rottura di un equilibrio con l’ambiente con relativo scompenso delle relazioni psicosociali, che presuppone una rapida risposta dell’organizzazione sociale stessa per evitare la crisi. E negli ultimi anni il fenomeno ha assunto dimensioni particolarmente significative, sottolinea l’ospedale capitolino in una nota: i dati Istat 2006 parlano infatti di un notevole aumento a livello nazionale del numero di ricoveri di minori per disturbi psichiatrici dal 1999 al 2003.

Obesità infantile: il dna non c’entra, tutta colpa delle cattive abitudini alimentari

Se il piccolo di casa è troppo ‘rotondo’, non si può tirare in ballo il Dna e una tendenza genetica al sovrappeso. La colpa piuttosto, sostengono i ricercatori dell’University of Michigan Cardiovascular Center (Usa), è delle cattive abitudini, a tavola e non. La ricerca, pubblicata sull”American Heart Journal’, è frutto di uno studio condotto su 1.003 bambini. Ebbene, secondo l’indagine i piccoli obesi mangiano peggio dei coetanei magri, passano più ore incollati a tv e videogame e fanno meno sport. Insomma, i risultati mostrano che i piccoli extralarge più spesso dei coetanei mangiano il pranzo della scuola anziché quello (più salutare) preparato a casa, e passano due ore al giorno tra piccolo schermo e videogame.

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