Come non dimenticarsi il bimbo in auto: attenzione ai colpi di calore

Sembra scontato, ma evidentemente non lo è: in estate non bisogna mai lasciare i bambini chiusi in auto, neanche per il tempo necessario a svolgere una piccola commissione. Perché una leggerezza può facilmente trasformarsi in tragedia, come hanno già ampiamente dimostrato i casi avvenuti nei giorni scorsi nei quali i bambini hanno rischiato (o ci hanno lasciato) la vita.

I DANNI DEL CALDO SUI BAMBINI

Quando si lascia un bambino chiuso in macchina, il calore che si forma all’interno di un abitacolo può provocare in pochi minuti dei danni gravissimi al sistema cardiocircolatorio, respiratorio e neurologico del piccolo, portandolo nel giro di due ore anche alla morte.  Quel che spesso i genitori ignorano è che la temperatura nel bambino sale da 3 a 5 volte più frequentemente rispetto ad un adulto. Nella macchina lasciata al sole, invece, la temperatura può salire anche di 10-15 gradi nel giro di 15 minuti. Anche in una giornata “fresca” nella quale la temperatura esterna è di soli 20 gradi, l’interno di una macchina può raggiungere molto in fretta anche i 40 gradi. La conseguenza sul corpo del bambino è un’ipertermia in 20 minuti e la morte anche entro le 2 ore.

Violenze di minori su minori: sono responsabili?

Tornano al disonore delle cronache due casi recenti in cui dei “baby-stupratori” hanno abusato di due ragazzine. Coetanei che usano la violenza su altri coetanei, avvalendosi della forza del gruppo. Situazioni di disagio sociale, fragilità dell’individuo, indifferenza degli adulti… le valutazioni psicologiche si sprecano. Vittime o carnefici?

La risposta che dà lo psicologo Paolo Crepet – esperto di disagio giovanile – all’ADNkronos non lascia dubbi: questi ragazzini sono responsabili in tutto e per tutto delle loro azioni e dunque vanno puniti, a dispetto dell’età. Vanno “puniti molto severamente. Mi auguro che paghino in maniera assolutamente esemplare,” dice Crepet, perché le ragazzine che hanno subito quella violenza ne porteranno i segni per tutta la vita.

Uomini col pancione? Ora si può

Uomini col pancione? Ora si può. E potranno anche sentire fisicamente cosa prova la donna durante la gravidanza. Non è la trama di un film di fantascienza, ma una vera invenzione tecnologica, un pancione artificiale che è in grado di far provare agli uomini le sensazioni che ha una donna durante il processo della gravidanza. Così anche i futuri papà potranno “sentire” il peso, la temperatura, i movimenti ed il battito cardiaco del bimbo che cresce nel pancione.

IL PANCIONE ARTIFICIALE

In realtà si tratta di una tuta hi-tech ideata dall’Advanced Institute of Science and Technology, con i ricercatori dell’équipe di Takuya Iwamoto. Un vestito speciale che, come una seconda pelle, è in grado di ricreare l’intero ciclo della gravidanza umana, ma in forma ridotta: in soli due minuti si riassumono i nove mesi di gestazione. Anche se, volendo, il processo può essere rallentato e il “piacere” di provare le sensazioni della gravidanza allungato. 

Il caso che fa discutere: è morta Elena, la bimba dimenticata in auto

Elena, una bimba di 22 mesi dimenticata nell’auto dal papà. Può capitare… dimenticarsi un figlio ogni tanto, presi dalla propria frenesia, non fa di certo il cattivo genitore. Ma l’auto in questione, a Teramo, era stata lasciata sotto il sole e il papà di Elena è tornato a prendere la figlioletta dimenticata solo dopo 5 ore. Troppo tardi. E il caso fa discutere, nella sua tragicità.

Elena era stata ricoverata all’ospedale materno infantile Salesi di Ancona mercoledì pomeriggio. Sabato sera è morta. E la tragedia si abbatte sui genitori, che non ci stanno ad avere le accuse addosso. La mamma di Elena, infatti, ha difeso suo marito, dicendo che è un buon papà e che Elena lo adorava.
Ora, sicuramente, questo papà dovrà convivere per sempre con il rimorso.

Lo stress dei futuri papà fa male ai nascituri

Non sono solo le future mamme a risentire dello stress legato all’imminente arrivo di un bebè. Anche i papà in attesa sono, infatti, spesso vittima di ansia e tensioni, per la famiglia che si allarga e le nuove necessità economiche. E, se a un certo momento ‘vanno in tilt’, a risentirne è la salute di madri e neonati. Ecco perché anche i futuri padri dovrebbero essere assistiti e seguiti in modo mirato. E’ quanto emerge da uno studio dell’University of Missouri (Usa), che pone i riflettori su un lato in ombra del triangolo mamma, papà e neonato.

Il ruolo dei papà nella gravidanza
Troppo spesso gli uomini sono considerati come meri osservatori del processo di gravidanza“, sottolinea ManSoo Yu, responsabile della ricerca che ha messo in luce gli effetti dello stress maschile su donne e bambini. Un errore, anche perché gli uomini, ricorda il ricercatore, giocano un ruolo fondamentale per sostenere e prendersi cura della compagna in dolce attesa. “E’ importante riconoscere e tutelare il benessere emotivo degli uomini, così come quello delle donne. Fornire assistenza prenatale ai padri in attesa può incoraggiare gli uomini ad avere un ruolo propositivo in gravidanza. Cosa che – assicura – consentirà di ottenere migliori risultati in termini di salute materna e infantile“.

Fumo tra i minori, arriva in Lombardia la campagna del Moige

 E’ sbarcata anche in Lombardia la seconda edizione di ‘Alessio e Sara in tour per la prevenzione al fumo minorile!’, la campagna itinerante promossa dal Movimento genitori (Moige) con il patrocinio scientifico della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), che già lo scorso anno ha portato in 6 regioni italiane il suo programma di sensibilizzazione e informazione per la lotta al fumo minorile. I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano che in Italia nel 2010 fumava il 21,7% degli ‘over 15’, circa 11,1 milioni di cittadini. L’età media in cui i giovanissimi di età compresa tra 15 e 24 anni iniziano a fumare è 15 anni, sebbene oltre il 34% dei ragazzi intervistati abbia dichiarato di aver iniziato prima, mentre il 50% nella fascia di età 15-17 anni.

Il fumo tra i minori
I dati sono allarmanti, rileva il Moige in una nota. Indicano infatti che più di 8 giovani ‘under 24’ su 10 (85,3 %) iniziano a fumare prima del diciottesimo anno di età. Grave anche la quantità di sigarette consumate: quasi il 13% dei minorenni ne fuma meno di 15 al giorno, mentre il 7,9 % si spinge fino a 24 e c’è un 1,3 % che consuma oltre le 25 sigarette giornaliere.

Giovani poco fertili già a 20 anni: l’allarme degli andrologi

Poco fertili già a 20 anni, anche meno rispetto ai quarantenni di oggi. Specialmente se abitano in città, dove soprattutto l’inquinamento mette a repentaglio le chance dei giovani di diventare padri. E’ l’allarme che riguarda un giovane su tre lanciato oggi a Roma dagli andrologi alla presentazione della campagna Androlife. Il potenziale di fertilità maschile – denunciano gli specialisti – si è ridotto: il numero di spermatozoi nei giovani italiani (dai 18 ai 20 anni) è calato del 25%. Inoltre, i ragazzi che vivono nelle aree urbane industrializzate possiedono una produzione di spermatozoi ridotta del 30% rispetto ai loro coetanei che vivono in provincia o in aree rurali. Sono i risultati di tre indagini epidemiologiche italiane, appena concluse, che per la prima volta indagano la fertilità maschile nei giovani. “Su 1.000 ragazzi dai 18 ai 20 anni di età – ha spiegato Carlo Foresta, presidente della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams) – il 33,4% è già ipofertile e l’11,7% lo è gravemente“.

Psicologia: giocare a videogame con papà fa bene alle teen-agers

Buone notizie per i papà che ancora non hanno rinunciato ai videogame, specie se hanno una figlia. I ricercatori della Brigham Young University’s School of Family Life hanno condotto uno studio proprio sui videogiochi e i bambini tra gli 11 e i 16 anni. Scoprendo che le ragazzine che si dedicavano a questo passatempo con un genitore godevano di un certo numero di vantaggi. Le ‘maniache della consolle’ si comportano meglio, si sentono più legate alle loro famiglie e sono più stabili da un punto di vista di salute mentale, spiega Sarah Coyne, prima autrice dello studio pubblicato sul ‘Journal of Adolescent Health’. “La cosa sorprendente, per me, è che le ragazze non giocano con i videogiochi nella stessa misura dei ragazzi – commenta Coyne – Ma passano la stessa quantità di tempo dei coetanei maschi a giocare con un genitore“.

Consultori familiari: cosa sono e a chi servono

 I problemi che i genitori possono incontrare nel corso della vita sono infiniti e spesso, in caso di problemi, ci si ritrova da soli senza sapere bene come affrontare un periodo difficile. Molte persone ancora non sanno che in ogni Comune o ASL sono presenti dei consultori familiari, dei presidi multi-professionali di prevenzione e assistenza sanitaria, psicologica e sociale pensati per l’individuo e la famiglia che si trovano in difficoltà in varie fasi della vita. Nei consultori familiari lavorano ginecologi, andrologi, assistenti sanitari, ostetriche, infermiere professionali, psicologi, assistenti sociali e avvocati. Le attività e i servizi dei consultori familiari sono organizzati secondo il lavoro di équipe di vari professionisti, che collaborano al fine di aiutare tutti i cittadini a far fronte ai loro bisogni e a garantire la tutela della salute.
Ma vediamo di capire di più…

Il divorzio diventa una malattia: lo studio su doctorhome.eu

 Il divorzio diventa una malattia… chiamata Sindrome da Alienazione genitoriale. A parlarne è il sito di medicina www.doctorhome.eu, che dedica all’argomento una serie periodica di articoli… vediamo come e perché…
“Considerando la crescita esponenziale di divorzi e di separazioni, non è più possibile riferirsi al “divorzio” come ad un evento all’interno del ciclo di vita della famiglia, ma occorre considerarlo come un processo che riguarda la famiglia, i suoi membri, e il contesto ambientale”, si legge sul primo articolo dedicato alla sindrome di alienazione genitoriale.

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