C’erano una volta una coppia di anziani coniugi, senza figli. Un giorno la moglie ando’ a fare il bucato in un ruscello e vide galleggiare un bellissimo melone. Decise di portarlo a casa e di dividerlo con il marito. Quando lo aprirono, videro che dentro c’era una neonata. Ne furono felici, perche’ avevano sempre desiderato avere dei bambini per casa. Passo’ del tempo e la bambina crebbe e divento’ una bellissima ragazza. Era rispettata da tutti perche’ era gentile e generosa. La ragazza si era fidanzata con il figlio del signore di quella zona. Nella foresta viveva un’orchessa, gelosa della felicita’ della figlia del melone.
Racconti per bambini
Fiabe marocchine: Haina
Una bellissima fanciulla di nome Haina, fidanzata con un bel giovane del suo paese, un giorno ando’ raccogliere legna nel bosco con le sue amiche. Mentre raccoglieva i rami secchi, vide a terra un mortaio d’oro. Subito penso’ di prenderlo perche’ era molto bello e prezioso e lo mise da parte per portarlo a casa: aveva in mente di venderlo e di ricavarne tanti soldi. Quando fu l’ora di fare ritorno a casa, lo prese e si accorse che era molto pesante. Decisa nel suo intento, s’incammino’ con le amiche ma faticava molto a tenere il passo. Le ragazze cercarono di dissuaderla dal suo intento, ma lei a tutti costi volle portarlo con se’. Rimase sempre piu’ indietro e, ad un certo punto, non vide piu’ nessuno e si trovo’ da sola.
Fiabe irlandesi: la gallinella rossa
Un giorno una Gallinella Rossa stava razzolando nel cortile, quando trovò un chicco di grano. “Questo chicco di grano va piantato,” disse. “Chi lo fa?” “Io no, “rispose l’anatra. “Io neanche,” rispose il gatto. “Io nemmeno,” rispose il cane. “Allora lo farò io,” disse la Gallinella Rossa, e così fece.
Poco tempo dopo, il grano crebbe biondo e rigoglioso. “Il grano è maturo,” disse la Gallinella Rossa, “Chi si offre di mieterlo?” “Io no,” rispose l’anatra. “Io neanche,” rispose il gatto. “Io nemmeno,” rispose il cane. “Allora lo farò io,” disse la Gallinella Rossa, e così fece.
Fiabe africane: il bambino d’oro e il bambino d’argento
Niame, il più potente fra i maghi del cielo, viveva in una fattoria posata sopra un bellissimo tappeto di nuvole. Un giorno decise di prendere moglie e invitò a presentarsi le quattro fanciulle più belle della sua tribù. Poi domandò a ciascuna: – Che cosa faresti, per me, se io ti sposassi? La prima, che si chiamava Acoco, dichiarò: – Spazzerei la fattoria e governerei la tua casa. E la seconda: – Cucinerei ogni giorno per te le pietanze migliori. E la terza: – Filerei montagne di cotone e andrei tutti i giorni ad attingere l’acqua. E la quarta: – Io, Niame, ti darei un figlio tutto d’oro. Naturalmente Niame scelse l’ultima e ordinò di preparare la cerimonia per le nozze. Acoco fu molto contrariata per la scelta fatta da Niame; si rodeva di invidia e di gelosia. Seppe tuttavia nascondere molto bene i propri sentimenti e riuscì a rimanere presso la giovane regina come dama di compagnia.
Fiabe arabe: Maruf il calzolaio
C’era una volta un calzolaio di nome Maruf che viveva al Cairo con sua moglie Fatima, una vera arpia. Costei lo trattava così duramente, rendendogli il male per ogni sua buona azione, che Maruf cominciò a considerarla come l’incarnazione stessa dell’inspiegabile spirito di contraddizione universale.
Schiacciato da un sentimento di vera ingiustizia e in preda alla più cupa disperazione, Maruf si rifugiò in un monastero in rovina nei dintorni della città, dove sprofondò nella preghiera e nelle suppliche. “Signore”, implorava senza tregua, “ti supplico di indicarmi le vie della mia liberazione, affinché io possa andare il più lontano possibile e trovare speranza e sicurezza”.
Fiabe russe: i capretti e il lupo
Nella steppa russa sorgono numerose le isbe, cioè le capanne dei contadini che hanno tetti rossi e spioventi e un’apertura nella porta, a forma di cuore. In una di queste isbe viveva felice Mamma Capra con i suoi figlioli. Le caprettini erano molto giovani, sulle loro fronti non si ergevano ancora le corna: non avrebbero potuto, perciò, difendersi dal Lupo Grigio, il feroce lupo della steppa. Così restavano sempre chiuse nell’isba, e fuori andava soltanto la mamma. Ogni mattino metteva il cappellino di paglia ornato di nastri e di fiori, e ripeteva le solite raccomandazioni: “Non aprite a nessuno, perché potrebbe essere il Lupo Grigio, che è feroce e sempre affamato e farebbe di voi un sol boccone: Io tornerò verso sera e vi chiamerò dalla strada: voi riconoscerete la mia voce e le mie parole.” Mamma Capra si allontanava verso i prati fioriti e i caprettini rimanevano a guardarla. Poi richiudevano la porta, davano tanto di catenaccio, e passavano tutta la giornata a dormire e a giocare in attesa del suo ritorno.Verso il tramonto la mamma ricompariva e si avvicinava alla porta cantando: “Caprettini, caprettini, vostra madre è arrivata. Ha mangiato l’erbetta tenera; e vi porta il buon latte ed erbe succulente. Aprite, caprettini, aprite alla mamma!”. I caprettini riconoscevano la voce dolce della loro mammina e aprivano subito, festeggiandola poi in mille modi. Succhiavano il buon latte, mangiavano le erbe odorose, poi giocavano, cozzavano, si inseguivano, fino a quando non veniva l’ora di andare a letto.
Fiabe cinesi: le otto tartarughe d’oro
C’era un tempo un giovane di nome Wu Dun che viveva con la madre in una capanna ai margini di un villaggio. I due non avevano niente, nemmeno un campo da coltivare, e vivevano a malapena in mezzo ai patimenti.
Un bel giorno Wu Dun decise di andare a vangare un pezzo di terra abbandonato sul pendio della montagna per seminarvi del granoturco. Il pendio era ripido, pieno di pietre, la terra era asciutta, dura da vangare, e così Wu Dun partiva da casa allo spuntare del dì e rientrava solo a notte fonda.
Ben presto sulle sue mani si sagomarono otto calli duri e spessi. Ai piedi del pendio c’era un piccolissimo stagno. A volte, prima di tornare a casa, Wu Dun si tuffava nella fresca acqua color giada per darsi una bella lavata, e sguazzava a lungo soddisfatto.
Fiabe cinesi: Huang e il genio del tuono
Il giovane Huang era buono e generoso, tanto generoso che tutti, nel villaggio, tessevano le sue lodi. Questo a Huang non faceva molto piacere, perché, oltre a tutte le altre virtù, aveva anche quella della modestia, perciò cercava di beneficare il prossimo di nascosto, ma la cosa veniva a risapersi lo stesso.
Un giorno il suo amico Sia morì, lasciando sei piccoli fratelli e la vecchia madre. I poveretti non avevano più nessuno al mondo che si prendesse cura di loro, perché i ragazzi erano ancora troppo piccoli per lavorare, e la madre troppo vecchia.
Le fiabe più belle: la regina delle rose
La Regina delle rose viveva un tempo in un giardino segreto. Elegante e profumata, la sovrana aveva tutte le caratteristiche piu’ belle dei fiori dai quali prendeva il nome. Viveva su una collina circondata da un roseto ricco e in perenne fioritura. Tutti gli abitanti del luogo le volevano bene e le riconoscevano molta saggezza. Le chiedevano consigli e la invitavano alle feste, dai matrimoni ai party di compleanno. La sua vita scorreva tranquilla, si godeva le belle giornate e stava al sole quando non scottava troppo, per non sciupare la pelle perfetta. Non aveva mai sentito il bisogno di uscire dal suo giardino incantato, perche’ li’ c’era tutto quello che la faceva felice. Oggi, ormai anziana, e’ sempre stupenda e ricorda con orrore l’anno nel quale si innamoro’.
Le fiabe più belle: il gigante della montagna
C’era una volta una collina che aveva sulla cima una bella foresta di pini alti e maestosi. Dagli abitanti del villaggio veniva chiamata la Montagna del gigante. Bastava fermarsi sul ponte costruito sul ruscello e guardare in altro per vedere una forma quasi umana. Aiutati dall’immaginazione, si poteva pensare che le rocce e gli alberi in realtà fossero un gigante addormentato. Lungo il sentiero che portava alla cima della collina sorgeva una specie di arco formato dalla roccia. Questa veniva detta la Porta del gigante. In un tempo molto lontano, si dice che quando qualcuno degli abitanti del paese voleva parlare con il gigante, si metteva davanti all’arco naturale e gettava un sasso oltre l’apertura, dicendo “Apri, gigante!”.