Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte settima-

 “Ho sempre sentito dire che il tuorlo d’uovo fa bene ai capelli” disse Pippi, e si asciugò gli occhi. “D’ora in poi cresceranno così rapidamente che li sentirete frusciare. Del resto in Brasile tutti, ma proprio tutti, vanno in giro con un uovo fra i capelli. Questo è un motivo per il quale lì i calvi non esistono.Solo una volta una poersona originale, invece di rompersi le uova in testa, le mangiò. Naturalmente diventò calvo e quando comparve in pubblico causò un tale scompiglio che dovette intervenire la polizia”.
Parlando, Pippi aveva tolto molto abilmente, con le dita, i gusci d’uovo dalla casseruola; staccò poi dalla parete, dove stava appesa, una spazzola da bagno, e con questa si mise a frullare le uova, facendone schizzare un po’ sulle pareti. Quel che si salvò venne versato in una padella che si trovava sul fuoco. Quando una frittella era ben cotta da una parte, Pippi la faceva saltare rivoltandola in aria, e poi la riacchiappava. Quando era pronta, la faceva volare attraverso la cucina, direttamente in un piatto sopra la tavola.
“Mangiate!” strillò Pippi tutta eccitata. “Mangiate, prima che si raffreddino!”

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte sesta-

 “Che cosa ne pensate di venire tutti a fare merenda da me?” propose Pippi.
“E perchè no?” disse Tommy. “Niente ce lo impedisce. Andiamoci subito!”
“Sì, sì! Subito, subito!” esclamò Annika.
“Prima di tutto devo presentarvi il Signor Nilsson” disse Pippi. E qui la scimmietta si levò il cappello e salutò molto educatamente.
Così entrarono dal cancello sgangherato di Villa Villacolle, salirono i gradini del viale fiancheggiato da vecchi alberi coperti di muschio, alberi su cui ci si poteva arrampicare stupendamente, finchè giunsero alla villa e si trovarono nella veranda dove il cavallo stava mangiando tranquillo dell’avena in una zuppiera.
“Ma come, tieni un cavallo nella veranda?” chiese Tommy. Tutti i cavalli di sua conoscenza abitavano regolarmente in una stalla.
“Proprio così” confermò Pippi pensosamente. “In cucina darebbe fastidio, e in salotto non si trova a suo agio”.
Tommy e Annika fecero una carezza al cavallo, e poi entrarono nella casa, che comprendeva una cucina, un salotto e una stanza da letto.

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte quinta-

 Imperturbabile, Pippi proseguì per la sua strada; camminava con un piede sul marciapiede e l’altro nel rigagnolo: Finchè fu possibile, Tommy e Annika la seguirono con lo sguardo, ed ecco, dopo un attimo, la videro ritornare camminando a ritroso. Giunta davanti al cancello di Tommy e Annika, Pippi si fermò: Un lungo sguardo corse tra i bambini, in silenzio: Infine Tommy disse: “Perché cammini all’indietro?”
“Perché cammino all’indietro?” esclamò Pippi, “Forse non viviamo in un paese libero? Ognuno non può camminare come più gli piace? A ogni modo sappi che in Egitto tutti camminano così, e nessuno ci trova nulla di buffo”.
“E tu come lo sai?” chiese Tommy. “Tanto non sei mai stata in Egitto!”. “Se sono stata in Egitto! Ma certo, puoi giurarci: Dappertutto sono stata, nel globo terrestre, e ne ho viste di assai più buffe che gnete che cammina all’indietro! Mi domando che cosa avresti detto, allora, se mi fossi messa a camminare sulle mani, come si usa nell’India Orientale!”
“Questa è una bugia bella e buona” osservò Tommy.

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte quarta-

 Quando, quella bella sera d’estate, Pippi varcò la soglia di Villa Villacolle, Tommy e Annika non si trovavano in casa, erano andati a passare una settimana dalla nonna: Perciò non sospettavano nemmeno lontanamente che qualcuno fosse venuto a vivere nella villa accanto e, mentre il primo giorno del loro ritorno a casa se ne stavano come al solito a fissare tristemente la strada attraverso le sbarre del cancello, non immaginavano che ci fosse, così vicino, una nuova compagna di giochi. Mentre pensavano a cosa fare e se si poteva sperare di divertirsi quel giorno, o se sarebbe stata una di quelle giornate disgraziate in cui non s’inventa nulla, proprio allora il cancello di Villa Villacolle si aprì e ne uscì una bambina. Era la più curiosa bambina che mai Tommy e Annika avessero visto: era Pippi Calzelunghe che iniziava la sua passeggiata mattutina.
I suoi capelli color carota erano stretti in due treccine, ritte in fuori. Il naso pareva una patatina ed era tutto spruzzato di lentiggini.Sotto il naso si apriva una bocca decisamente grande, con due file di denti bianchissimi e forti.

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte terza-

 E aveva ragione. Pippi era davvero una bambina straordinaria. La cosa più eccezionale in lei era la sua forza. Era così tremendamente forte, che in tutto il mondo non esisteva un poliziotto che fosse forte quanto lei. Poteva benissimo sollevare un cavallo se lo voleva. E lei voleva. Possedeva proprio un cavallo, comperato con una delle tante monete d’oro il giorno steso del suo arrivo a Villa Villacolle. Aveva tanto sognato di averne uno tutto per sè e ora il cavallo abitava in veranda, e quando Pippi desiderava bersi lì il suo caffè pomeridiano, semplicemente lo sollevava e lo depositava in giardino.
Vicino a Villa Villacolle c’era un altro giardino, e un’altra casa. In quella casa abitavano un papà e una mamma con i loro due graziosi bambini, un maschio e una femmina. Il ragazzo si chiamava Tommy e la bambina Annika. Erano due bambini molto gentili, ben educati ed obbedienti. Mai che Tommy si mangiasse le unghie o si sognasse di non fare quello che la mamma gli chiedeva.

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte seconda-

 “Un angelo per mamma e un re di una tribù di neri per papà. Non capita davvero a tutti i bambini di avere dei genitori tanto distinti!” diceva Pippi soddisfatta. “E appena mio papà si sarà costruito una barca, mi verrà a prendere, e così diventerò la principessa di una tribù di neri. Urra! Allora sì che ci divertiremo!”
Era stato proprio il padre di Pippi a comperare quella vecchia casa in mezzo ad un giardino, molti anni prima. Contava di andarcisi a stabilire con Pippi quando fosse diventato troppo vecchio per continuare a navigare. Ma poi gli era capitata quella stupida cosa di volare in mare e Pippi, in attesa di vederlo ricomparire, decise di stabilirsi a Villa Villacolle. Quello era infatti il nome della casa che, ammobiliata e perfettamente sistemata, non attendeva che il suo arrivo.
Era una bella casa d’estate quando Pippi disse addio all’equipaggio della nave del suo papà, i marinai le volevano un gran bene, e un gran bene voleva loro Pippi.

Pippi si trasferisce a Villa Villacolle -parte prima-

 Alla periferia della minuscola città, c’era un vecchio giardino in rovina. Nel giardino c’era una vecchia casa, e nella vecchia casa abitava Pippi Calzelunghe. Aveva nove anni e se ne stava lì sola soletta. Non aveva nè mammapapà, e in fin dei conti questo non era poi così terribile se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a dormire o propinarle l’olio di fegato di merluzzo quando invece lei avrebbe desiderato delle caramelle.
C’era stato, veramente, un tempo in cui Pippi aveva un papà al quale voleva un monte di bene, e naturalmente anche una mamma; ma erano passati tanti anni che di lei non riusciva a ricordarsi. La mamma infatti era morta quando Pippi era una bimba piccina piccina, che stava nella culla e strillava in maniera così raccapricciante che nessuno resisteva a rimanerle vicino. Pippi era convinta che la sua mamma se ne stesse ora seduta in cielo e guardasse la sua bambina col cannocchiale attraverso un piccolo foro, così Pippi aveva preso l’abitudine di fare un cenno di saluto verso l’alto dicendo: “Non stare in pensiero per me! Io me la cavo sempre!” Ma suo padre, Pippi non se l’era scordato.

La nascita di Atena -parte seconda-

 Atena fu istruita nelle arti magiche e spirituali nella terra di Libia, nella regione del lago Tritonide, dalle sacerdotesse della Dea Madre, e fu istruita anche nell’arte del combattimento, nelle arti marziali, come era consuetudine allora, perché solo combattendo contro un’altra candidata avrebbe potuto diventare la guida spirituale e terrena del suo popolo.
Atena si allenava ogni giorno e con passione, e tante erano le sue compagne di addestramento, tante amiche e compagne con le quali studiava e si allenava, ma solo una tra tutte era la sua amica prediletta, l’amica con la quale condivideva tutto, non solo l’addestramento ma anche i suoi sentimenti segreti, Pallade, la sua amica del cuore.
Atena ancora fanciulla, durante un combattimento di allenamento, troppo coinvolta e presa dalla furia della competizione, uccise una sua amica Pallade.

La nascita di Atena -parte prima-

 Gli Elleni e i loro eredi culturali ci raccontano che Atena nacque dalla testa di Zeus dopo che il Dio si unì alla Titanessa Meti. Atena, ci raccontano gli eredi culturali degli Elleni, non fu generata da Meti perché Zeus temeva che se fosse nato un figlio maschio, questi lo avrebbe stronizzato, esiliato o addirittura ucciso! Zeus inghiottì allora la Titanessa Meti e dopo il giusto tempo, necessario al parto, il Dio fu colto da un forte mal di testa. Zeus chiese ad Efesto, o a Prometeo dicono alcuni, di incidergli la testa con un’ascia. Efesto lo fece, ed appena si aprì una ferita nella testa di Zeus ne uscì la Dea Atena urlante e armata di tutto punto. Questa è la storia che raccontano gli Elleni e i loro eredi culturali, ma i Pelasgi, che vissero molti anni prima degli Elleni, ci raccontano un’altra storia.
I Pelasgi ci raccontano che la Dea Atena nacque in Libia, nel territorio del lago Tritonide, e che molti la conoscevano col nome di Neith.

Il Lupo Mannaro -parte terza-

 Dei lupi mannari si parla nell’antica Grecia del quinto secolo avanti l’Era Corrente, ce ne parla lo storico greco Erodoto, che ci racconta di come alcuni esseri umani si trasformavano in lupi in determinate notti dell’anno. E dei lupi mannari si parla anche nell’antica Roma, nel primo secolo dell’Era Corrente, quando Plinio ci racconta di alcune famiglie che si trasformavano in lupi.
Dei lupi mannari si parla in tutta Europa, dal nord al sud e in differenti epoche storiche.
Lo studioso italiano Carlo Ginzburg ci racconta dei “Beneandanti” del Friuli che si trasformavano in lupi e anche in altri animali, in determinata notti dell’anno, e di preferenza il giovedì, per combattere contro gli spiriti malvagi.
Tutte le persone che si trasformavano in lupi mannari o in altri animali mannari avevano una caratteristica comune: erano nati con la camicia.
Si dice che tutte le persone nate con la camicia abbiano particolari poteri magici e sciamanici e possono viaggiare facilmente tra i mondi e trasformarsi in animali per combattere gli spiriti malvagi.

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